Hansi Muller era quella notte a Madrid. «L’Italia aveva più campioni, o meglio più nomi, della Germania. Una situazione differente, almeno sulla carta, rispetto alla sfida di questi Europei», spiega l’ex centrocampista dell’Inter, campione d’Europa nell’80 e vice campione del mondo nell’82, quarantadue partite nella Mannschaft.
Trent’anni dopo qual è il ricordo della finale dell’11 luglio al Bernabeu?
«Ricorderei la formazione dell’Italia, per cominciare. Campioni veri che giocavano in grandi squadre, da Zoff ai due attaccanti Altobelli e Rossi. La Germania aveva calciatori di un certo livello, ma non ne erano tanti. Non vi fu storia, come disse il risultato. Le posizioni adesso si sono ribaltate».
In che senso?
«Loew, l’allenatore della Germania, ha a disposizione calciatori che giocano in grandi squadre, un organico forte tra titolari e riserve, e questo può fare la differenza. Il gruppo è all’altezza del compito. In questi ultimi anni la Germania ha raggiunto le prime posizioni in Mondiali ed Europei, però non è riuscita a vincere: è arrivata un’occasione importante».
Domani tedeschi favoriti?
«Cinquanta per cento di possibilità a testa, è una partita secca. La valutazione degli organici dovrebbe far pensare che la Germania abbia un favorevole pronostico, però non è così. Perché il calciatore italiano è il più forte quando cominciano a contare fattori come la grinta, la passione e anche la furbizia».
Lei ha giocato tanti anni fa in Italia, però ci conosce bene.
«Esperienze dirette. Conosco bene anche Prandelli, mio avversario nelle sfide tra Juve e Inter negli anni ’80. Cesare è stato un calciatore intelligente e furbo. L’Italia è cresciuta in questi Europei anche perché l’allenatore ha saputo darle un’eccellente immagine: non si vede più il calcio del passato».
Il catenaccio, vuol dire?
«Non mi piace questa parola perché è sinonimo di una chiusura completa, in realtà le squadre italiane non hanno fatto questo. Adesso, comunque, Prandelli ha messo il timbro su un gioco equilibrato, che tiene conto delle esigenze difensive e della forza offensiva: c’è un solido muro alle spalle di attaccanti e centrocampisti di valore. La prestazione contro l’Inghilterra deve far preoccupare la Germania».
L’Italia ha vinto ai rigori, però.
«Sì, ma dopo settanta minuti l’Inghilterra si era fermata mentre gli azzurri insistevano e continuavano a produrre azioni da gol, guidati da quel campione fantastico: Pirlo».
È stata avanzata la sua candidatura per il Pallone d’oro 2012.
«Sarebbe un riconoscimento meritato per un calciatore di 33 anni che continua ad esprimersi al massimo nel campionato italiano e in competizioni internazionali. Certo, Pirlo non avrà mai la corsa di Ben Johnson, ma davanti a lui giù il cappello. Ha tutto, questo fuoriclasse: è creativo, detta i tempi, il suo lavoro è prezioso per la squadra. E poi quel rigore…».
Il cucchiaio alla Totti che ha beffato Hart.
«Pochi avrebbero avuto la personalità per calciarlo, lui sì e ha dato la carica alla squadra».
E se domani finisse ai rigori?
«Speriamo di no. Ci sono i presupposti per assistere a una splendida semifinale e non sarebbe bello ridurre tutto ai tiri dagli 11 metri. La Germania ha una rosa forte, la più forte, ma deve diffidare dell’Italia perché è una squadra solida con interpreti eccellenti».
Chi saranno gli uomini chiave?
«Da ex centrocampista, non posso fare che due nomi: Pirlo e Ozil. Ma aggiungo che è più l’Italia a dipendere dal genio e dalla qualità di Pirlo che la Germania dal gioco di Ozil».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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