La maledizione della seconda luna. Sì, è questo il film di Marek Hamsik: è la seconda volta che di notte, ahilui, deve prima soffrire come un matto e poi è autorizzato ad esultare. Incredibile ma vero: a Milano, con l’Inter, la squadra cui aveva segnato l’ultima volta in campionato, aveva prima sbagliato un calcio di rigore e poi era riuscito a graffiare in contropiede. E ieri? La medesima scena: ha prima sparato alto dal dischetto e poi ha graffiato, con la cresta. Cioè di testa. Gira così, quest’anno. Ma almeno s’è sbloccato e continua a crescere. E non è mica poco.
LA RINASCITA – E allora, la storia. Strana, bizzarra, come la stagione di un Napoli a tratti irresistibile e a tratti inspiegabile. La squadra è viva, altroché, e oltre a quelli radar di Pandev, i segnali più incoraggianti della partita con la Juve sono stati quelli lanciati da Marek lo slovacco. L’uomo dell’Est sta gradualmente tornando ai suoi livelli: gol a parte, sia chiaro, perché il lavoro che sta svolgendo nelle ultime partite ha un significato differente rispetto a qualche settimana fa. Si sacrifica, ripiega, difende. E fa male. E se nella sua famosa vena realizzativa ha anche ripreso a scorrere la linfa dei tempi migliori, beh allora ci siamo. Non c’è dubbio.
LA BEFFA – E’ tornato a segnare, dicevamo. E non accadeva dal 1° ottobre: quasi due mesi tondi tondi di astinenza e anche critiche ingenerose. Bene, bene. Ma prima della vera, grande corsa di gioia (dopo l’1-0), il San Paolo ne ha applaudito un’altra, davvero strepitosa, a tratti anche comica, di certo beffarda: quella che, secondo Hamsik, valeva a festeggiare il primo rigore. Che aveva messo dentro bucando Buffon: rete, alé, Marek corre e va. Ora c’è, ora non c’è più. Magia? No, era semplicemente sceso giù per le scale che dal campo portano agli spogliatoi. Mentre fuori, lì davanti alla porta della Juve, erano tutti ad aspettare lui per ripetere il tiro. Che scenetta. Il tocco finale? Mentre il pubblico già brontolava e i compagni protestavano, lui sbucava dalle scalette ancora festante acconciandosi il ciuffone modello punk. Poi, lo sconforto. E il successivo errore. Che beffa. Che grande beffa.
IL MISTERO – Chissà cosa avrà pensato, in quel momento. E, soprattutto, chissà cosa avrà fatto ai piedi delle scale: avrà baciato il quadretto della Madonna di Pompei sul muro, come faceva Maradona prima di entrare? Mistero. Fatto sta che, otto minuti dopo, arriva la compensazione: gol. Di testa. In volo d’angelo. E’ così che funziona.
LA TRADIZIONE – Misteri, giustizie umane e divine a parte, ci sono i numeri: che proiettano Hamsik a quota 3 in classifica marcatori. A Cesena, a Milano con l’Inter e poi ieri con la Juve. La sua vittima prediletta: un gol nel 2008, 2 (a Torino) nel 2009, uno nel 2010 e uno nel 2011. Cinque in totale. Una tradizione, se vogliamo. Un pokerissimo prestigioso, sebbene l’ultimo asso non abbia contribuito alla vittoria.
LA PRIMA VOLTA – Ha però sottolineato la sua prima gioia stagionale al San Paolo in campionato: prima di ieri, Hamsik era riuscito a segnare in casa soltanto in Champions con il Villarreal. Poi, nulla da segnalare su questo fronte. Peccato soltanto per la maledizione della luna, della notte: per completare il percorso non resta che segnare anche su calcio di rigore. L’ultimo tabù.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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