L’orgoglio di Marek Hamsik fa tendenza. Quasi come la sua cresta. «Vincere così è bellissimo, la nostra reazione è stata da grande squadra, così come era giù successo contro il Dnipro. Davvero certe volte faccio fatica a comprende le critiche contro di noi, sono ingiuste perché non ce le meritiamo». Il ragazzo che ha fatto scuola con il suo taglio di capelli (El Shaarawy da un po’ porta la cresta come lui e recentemente pure Behrami è andato dallo stesso barbiere) non si tira mai indietro quando c’è da indossare l’elmetto e dare la carica. Un simbolo sempre, anche nelle giornate non proprio brillanti. Almeno all’inizio. «Il Genoa è una squadra sempre ostica da affrontare, soprattutto quando gioca davanti ai suoi tifosi. Non so cosa sia capitato all’inizio, abbiamo sprecato tante occasioni. Ma certo quando ci siamo sciolti tutto ci è sembrato semplice. Sono contento per i tre punti e per il gruppo che tanto sta lavorando in questo periodo. Ora con la testa sono già al prossimo impegno al San Paolo contro il Milan».
Con il gol di ieri Hamsik raggiunge Beppe Savoldi nella classifica dei cannonieri del Napoli in campionato a quota 55. Proprio come il ragazzo scoperto a Brescia, in serie B, nel 2007 e che ora De Laurentiis non darebbe via neppure, le parole sono del giugno del 2011, per un assegno da «100 milioni». «Ci abbiamo preso gusto a vincere così, soffrendo, ma regalando poi gol e spettacolo. La gara di Marassi mi dà una convinzione: sono certo che possiamo andare lontano in questo campionato. Lo dico perché nel primo tempo abbiamo fatto tanta fatica ma siamo riusciti a ribaltare un risultato negativo con grande orgoglio. Proprio come avevamo fatto giovedì in Europa League con il Dnipro. Quando queste cose succedono a distanza così ravvicinata io penso che possa significare tanto».
Lo slovacco va avanti con la sua spiegazione: «Non è facile riprendersi dopo lo svantaggio, soprattutto in trasferta. Noi abbiamo accusato un po’ di sconforto dopo aver preso il gol, ma poi ci siamo scossi, abbiamo messo l’anima in campo come vuole l’allenatore. E tutto questo dimostra la forza del nostro gruppo». Non è un caso che le ombre, sue e del Matador Cavani nel primo tempo abbiano contribuito ad oscurare la prova azzurra. Mentre poi, nella ripresa, quando lo slovacco si è illuminato, anche il gioco del Napoli ha iniziato a splendere. «Ma né io nè Cavani siamo indispensabili. Questo è un organico composto da tanti campioni. Non a caso io non faccio mai nomi. Vince la squadra, non vince mai da solo Hamsik o Cavani».
L’uomo che con i suoi gol è abituato a dare la scossa agli azzurri poi frena di colpo: «Noi anti Juve? Non dobbiamo pensare all’Inter o alla Juve. Stiamo disputando un grande campionato da inizio stagione. Andiamo avanti passo dopo passo, solo alla fine tireremo le somme e vedremo dove siamo arrivati». Marek ha festeggiato sotto la gradinata Sud il suo tuffo delle meraviglie: «Sono contento soprattutto per tutti i tifosi che ci seguono e ci sono vicini». Il suo è il quinto gol personale al Genoa, sua vittima prediletta. Il finale è per la sua esultanza. «Ho toccato la cresta, lo faccio sempre. E lo farò ancora», ripete con un briciolo di vanità che, in fondo, non fa mai male.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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