NAPOLI – Un indizio resta un semplice, impalpabile indizio: e però poi quattro partite costituiscono una preoccupazione, il sospetto che quella macchina perfetta, un uomo quasi bionico, sia incappato in un corto circuito. Dov’è finito Hamsik? E’ la domanda che nasce spontanea, mentre tra le tenebre si valla ricerca di quella cresta alta, dell’incedere sicuro, dell’andatura caracollante e però letale che fende l’aria e soprattutto l’area: due gol al Bologna, due reti pure a Verona al Chievo, prima d’imbattersi in una astinenza «fastidiosa» e paradossale, l’altra faccia d’un abbrivio condito dal talento puro. « E’ andata male e ci dispiace, perché con uno stadio pieno così avremmo voluto dare una gioia ai nostri tifosi. Ma a questo punto pensiamo al Genoa e a riscattarci immediatamente ».
BLACK OUT – Le luci del San Paolo s’accendono alla prima giornata e poi illuminano il Bentegodi: è un Hamsik incontrollabile e incontenibile, che dà il meglio di sé e fa da catalizzatore del gioco. Il bomber ch’è in lui si prende la scena, la tiene con autorevolezza: e son bagliori di un fuoriclasse vero, per sei anni sistematicamente in doppia cifra, che sceglie l’alto profilo e mostra di saperci convivere. La magia non ha confini, Hamsik segna pure in Nazionale, esce definitivamente dal Mondiale con la Slovacchia ma intanto s’è preso il Napoli e il San Paolo ed è l’idolo inattaccabile. Nulla è per sempre, ahilui, e chissà quale meccanismo perverso s’è attivato, cos’abbia mai inaridito quella sorgente: perché, d’incanto, il vento dell’Est si è placato, il Napoli si è atrofizzato, 1-1 al San Paolo con il Sassuolo e l’interrogativo che cala da quel cielo cupo. « Peccato, perché occasioni ne abbiamo avute e siamo stati sfortunati. Però anche il Sassuolo ha sciupato. Nel corso di un campionato, partite storte ce ne sono e ce ne saranno: cogliamo l’aspetto positivo, abbiamo conquistato un punto. Ma nessuno nega che non siamo stati gli stessi delle precedenti gare: bisogna lavorare e lo faremo ».
QUATTRO COLPI – Dev’essere scritto sul bagnasciuga di quest’avvio stagionale, che la felicità (e però anche la malinconia) restano elementi provvisori dell’esistenza: con l’Atalanta niente e con il Borussia «soltanto» la capacità d’essere un riferimento tattico; squarci a San Siro e dettagli con il Sassuolo: una sassata che s’abbatte su Bianco disteso per opporsi, il lento deambulare per andare a cercare una posizione che gli è intanto sfuggita. « E’ stata una partita strana, nella quale siamo partiti benissimo e poi non siamo stato in grado di riaddrizzarla come avremmo voluto. Non cerchiamo scuse, non tiriamo in ballo la fatica delle due precedenti gare, né i cambi in formazione. Ma se ripenso a qualche palla-gol…. ».
GENOVA PER LUI – Ci vorrebbe un amico e «Marassi», con quel fascino assai british, è il luogo ideale per ricominciare, per ripartire, per scacciare via quel filo di mestizia: lo stadio preferito è il «Ferraris», sa di Hamsik, delle sue parabole, delle sue incursioni, d’una brillantezza che trova ispirazione in quell’erba sistematicamente più verde. « Ora, inutile nasconderlo, siamo tutti un po’ giù, perché la delusione resta, ma non cade il mondo. Il campionato ricomincia immediatamente, sabato saremo di nuovo in campo, avremo le chanches per riscattarci, per riconquistare il buon umore ». E per ritrovare Hamsik, che Napoli aspetta in quella che può essere definita la Genova per lui: « Vogliamo riprenderci ciò che abbiamo lasciato con il Sassuolo ».
Fonte: Corriere dello Sport
La redazione
F.G.
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