Lo stadio del sogno è qualche passo più in là ed in un lunedì d’apparente riposo, attraversato osservando in Foro Italico dalla pancia e regalandosi un po’ di tennis e un po’ di shopping, il viaggetto su Roma sa di perlustrazione ambientale, un blitz a cuore aperto per arrivare al dunque: «Noi vogliamo portare la Coppa Italia a Roma». Si scrive Juventus e si ripensa ad Hamsik, il principe azzurro e la sua «Vecchia Signora»: cinque diapositive (più due) per rileggere la liaison d’uno slovacco audace ed «irriguardoso», un talento dispettoso che s’è preso la briga di scarbocchiare nel giardino della «Real Casa» capolavori di stampo personale utili per regalarsi pomeriggi d’autore. Give me five e Juventus-Napoli diviene una carrellata nella galleria dei ricordi, un promemoria di ciò che lo scugnizzo divenuto leader e «bandiera» in pectore ha realizzato nel suo quinquennio partenopeo in quella che normalmente è ritenuta la madre di tutte le partite: ma ora ch’è c’è in palio la Coppa Italia, quale sarà mai l’etichetta? «Volevamo la Champions, ma non ci siamo riusciti. Hanno pesato i punti persi con Catania, Roma, Atalanta e Bologna. Ma ora vogliamo la Coppa Italia».
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