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Hamsik: “Serviva furbizia”

Lo slovacco è amareggiato per una vittoria che sembrava ormai ha portata di mano

Visto e poi rivisto: e in quell’attimo fuggente, che sfila via dalle mani, c’è la sintesi d’una serata che lascia un retrogusto amaro. Napoli-Milan è ancora viva, ed ha tanto da raccontare: ma mentre lo stadio si concede un’illusione, con la Juventus che pare arrivata a portata di mano, Marek Hamsik scorge il pericolo che arriva da lontano. «Stiamo giocando contro un’ottima squadra, molto bene organizzata. E bisogna stare attenti. E poi, quel gol….» . Quarantacinquesimo minuto d’una gara che è ancora dolce, o almeno così appare, nella quale bisogna intrufolarsi per capire e per svelare il mistero d’una superiorità territoriale che sembra stia per emergere: i talenti son bravi nel giocare e però pure nel lanciare l’allarme, nell’accendere la spia rossonera per tentare di scansare quell’ondata della ripresa che (intanto) si sta ingrossando.

RIMPIANTI – Eppure pareva finita, ma per gli altri: per chi (evidentemente) ritiene un 2-0 a qualche secondo dal termine del primo tempo, già definitivo, una sentenza inappellabile; e invece no, perché Marek Hamsik, senza essere un veggente, ha avuto la capacità di ritrovarsi lungimirante, andando a scovare nelle pieghe d’un match apertissimo la preoccupazione principale: «Abbiamo avuto qualche occasione e dovevamo chiudere la partita. Perché di fronte abbiamo avuto un gruppo di indiscutibile qualità, capace anche di riprendersi. La rete di El Shaarawy, proprio prima di rientrare nello spogliatoio, è servita per ridare slancio ad un’avversaria che comunque anche mentre era sotto stava dando dimostrazione di sè» .

MAREK (POCO) CHIARO – E poi, quante altre volte si poteva risistemare la pratica? Al novantacinquesimo, è inutile starsene lì a rivedere le occasioni sprecate: la palla nella profondità che un Hamsik più tonico, magari appena appena più lucido, non sprecherebbe; o anche quella palla per Cavani, che invece sfila via e che acuisce l’amarezza di uno spogliatoio che preferisce glissare, starsene accovacciato nella delusione e però prendere coscienza che dall’altra parte, come suggerito nell’intervallo da Hamsik, c’era il Milan, con la sua forza, con la capacità di palleggio, con il talento in abbondanza di una squadra che certo non è più la stessa del passato ma che sa come giocare e come far male e come attaccare, lasciando riecheggiare nello stanzone l’analisi di Hamsik, la sua intuizione, quasi una profezia: «Il calcio è questo e se non riesci a trasformare in gol le opportunità che crei poi rischi di essere punito. La rete del 2-1 ha riaperto la sfida ma contro di noi c’era una squadra organizzata assai. Peccato» . Il diavolo ci ha messo la coda.

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

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