Trecento (300) è il titolo di una saga da film dedicata agli irriducibili spartani delle Termopili, mentre 301, trecentouno, è il simbolo di un amore grande da trasformare in una notte da film: Marek Hamsik e il Napoli. Sì, 301 volte Marek in azzurro: sarà il traguardo che il capitano taglierà sabato a Roma in occasione della seconda finale da vivere insieme in 7 anni di storia. E se nel 2012, nel giorno della trionfo con la Juve, Hamsik era uno scudiero, questa volta sarà l’alfiere, il portabandiera: una finale da leader. E’ questo il regalo da fare a se stesso. E al suo popolo. E allora, numeri, parole e umori: perché il quadro statistico è chiaro, mentre tutto da decifrare è il modo in cui Hamsik approccerà alla finale con la Fiorentina. Sia chiaro: non è stata certo la migliore stagione da quando è a Napoli; anzi è stata la peggiore: problematiche personali, l’infortunio e la rivoluzione tattica, meno assist e meno gol del solito.
Dato saliente, questo, per lui che del Napoli è sempre stato l’arma in più (con micidiali inserimenti dal nulla): 6 le reti messe a segno finora, tutte in campionato (nelle prime undici giornate) e tutte nello spazio temporale compreso tra fine agosto e inizio novembre: doppiette con Bologna e Chievo alla prima e alla seconda stagionali, graffi al Livorno e al Catania e poi adios. Saluti a tutti proprio dal 2 novembre del San Paolo con i siciliani: sei mesi di astinenza. Incredibili per lui. Niente panico, comunque, capita a tutti. Anche ai migliori. Ed è proprio degno dei migliori, l’impatto che Hamsik ha avuto sabato a San Siro con l’Inter: entra nella seconda parte e regala sprazzi e lampi di classe e dinamismo. Mica male, vero? Anzi, di certo il viatico perfetto per prepararsi alla finale con la Fiorentina: la vuole giocare a ogni costo, Marek, e c’è da credere che Rafa lo lancerà dal primo minuto nel tridente alle spalle della punta.
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
