Marek Hamsik ha rilasciato una lunga intervista al Mattino, ecco uno stralcio:
Cosa è Napoli per lei?
«È la mia vita, ormai. Non riesco a trovare il momento esatto in cui è scoccata la scintilla d’amore per questa città, arrivare al decimo anno sempre nella stessa squadra non è facile. Ma non ho mai ritenuto necessario cambiare, non ne ho mai avvertito la necessità. Perché qui sto bene».
Al record di Maradona ci pensa?
«Non tanto. Diego qui è un dio. E solo l’idea di stare davanti a lui in una classifica regala una bella sensazione».
Delle 113 reti realizzate con la maglia azzurra, quale ricorda con più affetto?
«Sicuramente la prima in serie A, alla Sampdoria, al San Paolo. Poi c’è quella nella finale di Coppa Italia con la Juventus».
E secondo lei, la più bella?
«Forse quella al Milan nel 2008, quando feci tutto il campo palla al piede e poi calciai dal limite».
Degli allenatori che ha avuto a Napoli, chi le ha insegnato di più?
«Ognuno mi ha dato qualcosa nella visione che ho adesso del calcio. Ma quello che mi ha dato Sarri non mi ha dato nessuno».
In cosa gli è grato in maniera particolare?
«Ha una mentalità vincente e ce l’ha trasmessa. Ora abbiamo un gioco unico, siamo sempre padroni delle partite, non c’è una gara in cui non siamo noi a dettare il ritmo. Prima lo subivamo, lo facevano gli altri: comandare in campo è una bella sensazione».
Dà l’impressione di non arrabbiarsi mai. È così?
«È vero, mi arrabbio poco. Tranne quando vengo sostituito… (ride di gusto, ndr)».
Non si è arrabbiato neppure a Kiev quando Benitez la mise in panchina?
«Mi ha pesato tanto quell’esclusione, ma mi ha pesato molto di più non arrivare in finale di Europa League. Ma non dissi nulla. Non era il caso…».
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