Perché c’è un giorno per eclissarsi e un altro per rinascere, c’è una sera per sparire e una per riapparire: ladies & gentlemen, riecco a voi Marek Hamsik, l’uomo dei sogni che si riprende il San Paolo (probabilmente) sin dal fischio d’inizio, la stella per illuminare quello stadio (il suo) e regalarsi la favola della Champions. «Lo scudetto è troppo distante, ma il secondo posto è ancora a portata di mano». La notte è fatta per segnare (ma sì, segnare) e in quel giardino ch’è sempre rimasto verde, alle sei reti di Marek Hamsik s’aggiungono, di slancio, le sette «perline» confezionate da Jorge Luiz Frello Filho, in arte Jorginho, emerito rigorista del Verona, il regista che t’aspetti per il futuro.
CHE COPPIA! – E’ fatta, stavolta è realmente chiusa quella parentesi odiosa che per due mesi circa ha scosso le vigilie: e ora che la sfida al Chievo sta per cominciare e Marek Hamsik sta per rituffarsi in quel clima che l’ha indotto a far di Napoli la propria scelta di vita, le scorie e il dolore e pure l’amarezza per l’incidente con il Parma e per quei cinquantatré giorni da desaparecido sono evaporati. E’ la sera di Hamsik (ultima dall’inizio, a Torino contro la Juventus) però è anche il debutto di Jorginho, che (appena) due settimane fa rientrava tra i “carissimi” nemici, play maker del Verona e pericolo da annientare.
LA BANDIERA – C’è Hamsik e sembra già tutta un’altra storia, nonostante le difficoltà emerse nella fase centrale della stagione, nonostante quel rendimento non in linea con la sua tendenza a stupire, nonostante l’ultimo gol sia stato registrato lo scorso 2 novembre (contro il Catania) e dunque più o meno tre mesi fa: però mettetecene due di assenza, poi il turn-over, fate un po’ i conti e vi accorgerete che, insomma, una mezza dozzina di prodezze in appena tredici partite sono egualmente rilevanti dal punto di vista statistico. E ora che si rimette la palla al centro, è chiaro che rinasce dentro la voglia matta di andare in doppia cifra (cosa che è sempre accaduta nelle sei stagioni precedenti).
LA CURIOSITA’ – Ma c’è anche Jorginho che si presenta al San Paolo (forse dal fischio d’inizio, forse a partita in corso) e c’è un “amico” in più per quel centrocampo che ha costretto Inler e Dzemaili agli straordinari, che ha Behrami fuori uno ancora per un po’, che non è mai stato ritenuto idoneo (nel passato) ad ospitare la figura d’un regista classico e/o moderno e che invece l’italo-brasiliano incarna alla perfezione: qualcosa cambia, è chiaro, nella fase di palleggio, nello sviluppo dell’azione, e comunque è la natura stessa del centrocampo che muta, attraverso l’introduzione d’un giocatore che studia un po’ da Pirlo e un po’ da Xavi, che dunque assume in sé la responsabilità di far gioco, di costruire sapendo di avere l’onere (e la possibilità) di farlo.
FASE OFFENSIVA – Hamsik più Jorginho significa avere materia grigia in abbondanza, vero, ed un’esagerata capacità di creare apprensione alle difesa avversarie, avendo i due (messi assieme) prodotto 45 occasioni per i compagni; ma migliora pure l’espressione tecnica del centrocampo (e della trequarti) avendo Hamsik e Jorginho superato la soglia dell’80% dei passaggi riusciti.
ROTAZIONE – Due uomini in più, così, d’incanto: significa per l’allenatore avere varie opzioni, soluzioni più ampie e più varie; dunque, la possibilità di organizzarsi in questo febbraio terribile, nel quale si gioca un giorno sì e l’altro pure: Jorginho è il riferimento in mezzo al campo da utilizzare con Inler o con Dzemaili (o con Behrami quando sarà pronto) e Hamsik può fare la mezza punta alle spalle di Higuain, andando a dar noia tra le linee, ma volendo sa industriarsi anche da mediano. Mica sono due normal one…!
Fonte: Corriere dello Sport
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