Ha masticato amaro al Friuli seduto lì in panchina accanto ad Inler ma l’allenatore così aveva deciso e lui disciplinatamente s’era adeguato. Ma Hamsik ha sofferto, si è agitato, ha spronato a ripetizione il cognato, Walter Gargano. E quando l’Udinese è passata in vantaggio, sperava di subentrare al posto di un compagno per scaricare tutta la rabbia che aveva in corpo. Niente da fare. Benitez aveva deciso di fermarlo dopo la doppia fatica con Chievo e Sparta Praga. Ma Hamsik vorrebbe giocare sempre. Soprattutto ora che ha risolto tutti i problemi fisici. E soprattutto ora che porta la fascia di capitano al braccio ed è entrato nella storia del club con le sue 248 presenze in campionato (quinto in assoluto, davanti a Ferrara). Avverte più di tutti la causa dal momento che è rimasto l’unico a legare il passato con il presente del club. E forse anche il futuro visto che ripete spesso: «Mi piacerebbe chiudere la carriera qui».
Ora si prepara al rientro in una gara resa ancora più insidiosa dal secondo capitombolo di fila in campionato. Ma allo slovacco nulla spaventa. Anzi, più il momento si presenta delicato e più aumenta in lui la voglia di adoperarsi. Per Hamsik sarebbe l’occasione propizia per balzare in copertina e farlo di nuovo da protagonista. E’ da mesi che insegue la gara della svolta. E da un anno che cerca di inserirsi negli schemi di Benitez. Al San Paolo, poi, il capitano non va in gol dalla gara con il Catania del 2 novembre 2013. Un’eternità per uno abituato a timbrare il cartellino con una certa frequenza. Con il Chievo Verona vi arrivò vicinissimo, traversa centrata in pieno. Oggi i tempi sembrano maturi. Il Napoli, del resto, ha bisogno di un trascinatore e chi meglio di Hamsik può interpretare questo ruolo? Ha le motivazioni giuste per poterlo fare: attaccamento alla maglia, fascia di capitano al braccio, la stima dei tifosi. Ed anche le qualità tecniche.
Mercoledì tocca a lui riappropriarsi di quella maglia che per una domenica (e non per sua volontà) ha dovuto cedere ad altri. Tocca allo slovacco suonare la carica. E mai avversario avrebbe potuto stuzzicare appetito migliore. Quando lo slovacco incrocia il Palermo, alla Favorita come al San Paolo, il piede è spesso caldo. Sette gol in undici sfide. Sembra diventata una questione personale tra Hamsik ed i rosanero. Ma stavolta ci sarebbe un motivo che va al di là di ogni statistica e precedente: il Napoli attraversa un momento di grandi difficoltà, cerca disperatamente una vittoria in campionato per allontanare lo spettro di una crisi, e s’aggrappa a giusta ragione a colui che rappresenta il simbolo del progetto-De Laurentiis. Hamsik dovrà trascinare i suoi fuori dal tunnel, disputare una gara da protagonista e magari affrontare anche un faccia a faccia serrato nello spogliatoio con i compagni: questo Napoli non può continuare a deludere i propri tifosi, parola di capitano.
Mercoledì tocca a lui riappropriarsi di quella maglia che per una domenica (e non per sua volontà) ha dovuto cedere ad altri. Tocca allo slovacco suonare la carica. E mai avversario avrebbe potuto stuzzicare appetito migliore. Quando lo slovacco incrocia il Palermo, alla Favorita come al San Paolo, il piede è spesso caldo. Sette gol in undici sfide. Sembra diventata una questione personale tra Hamsik ed i rosanero. Ma stavolta ci sarebbe un motivo che va al di là di ogni statistica e precedente: il Napoli attraversa un momento di grandi difficoltà, cerca disperatamente una vittoria in campionato per allontanare lo spettro di una crisi, e s’aggrappa a giusta ragione a colui che rappresenta il simbolo del progetto-De Laurentiis. Hamsik dovrà trascinare i suoi fuori dal tunnel, disputare una gara da protagonista e magari affrontare anche un faccia a faccia serrato nello spogliatoio con i compagni: questo Napoli non può continuare a deludere i propri tifosi, parola di capitano.
Fonte: Corriere dello Sport
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