Promette solennemente. “Tornerò”. Anzi: “Torneremo”. Perché Marek Hamsik, ora più che mai, deve abituarsi a parlare per sé e anche in nome e per conto della squadra di cui è diventato il comandante in capo. Il capitano. Il graduato di nomina, dopo la partenza di Paolo Cannavaro, e non soltanto il vice che un giorno diventerà. “Sono orgoglioso”. Certo, figuriamoci, ma l’inventore di tutte le creste del calcio moderno è anche un uomo pratico, schietto e affamato: «Due punti in tre partite sono davvero troppo pochi». Uno con il Bologna, l’altro con il Chievo e poi, neanche una settimana fa, i tre gol incassati con l’Atalanta a testa bassa: sì, francamente pochino per il Napoli. «Siamo pronti a ripartire: con il Milan e poi in semifinale con la Roma». Tanto, quasi tutto, in cinque giorni. In una manita.
L’ORGOGLIO – E allora, la prima uscita pubblica stile portavoce, ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli, con la fascia sinistra intorno al bicipite super tatuato. On air, Hamsik: «Essere il capitano di una squadra così importante è una grande responsabilità ma anche un grande onore: sono orgoglioso di essere il rappresentante di una città come Napoli e del Napoli. Sono pronto». Musica. Un crescendo rossiniano. E poi il rientro nei ranghi per un’analisi lucida: prego, racconti al popolo azzurro com’è la situazione psicofisica del gruppo dopo la semifinale d’andata di Coppa Italia e alla vigilia della grande sfida in programma domani al San Paolo con il Milan. Il primo passo nel futuro con il pienone annunciato: «Siamo in corsa su tutti i fronti e per tutti gli obiettivi, e non abbiamo alcuna intenzione di rallentare. Anzi, daremo il massimo per tagliare ogni volta il traguardo sia in campionato, sia in Coppa Italia e in Europa League». Che grinta. Che carattere: alla luce del secondo tempo dell’Olimpico è proprio il caso di dire che è lo specchio della squadra. «Siamo stati capaci di rimontare due gol a una squadra che sta disputando una stagione straordinaria: peccato per la rete nel finale, ultimamente ci capita di subirne così, ma è comunque un buon risultato. E’ tutto aperto».
VITTORIA A OGNI COSTO – A suo tempo, prego. Il primo step è il Milan, una squadra che, nel 2008 a Fuorigrotta, Hamsik sfruttò un po’ come passerella internazionale producendosi in uno straordinario coast to coast con gol che lo fece schizzare per appeal e valore. Di tempo ne è passato, mentre risale appena a un girone fa la vittoria a San Siro: «Una grande soddisfazione, soprattutto perché non accadeva da tanti anni, ma ora le cose sono completamente diverse: ogni partita ha la sua storia». Già, ma non solo: è un Milan rinfrancato dai risultati. «Una squadra molto forte, con individualità davvero importanti, che può mettere in difficoltà chiunque. Ci sarà da lavorare duro, soprattutto perché loro sono in ripresa e in ascesa: anche per la Champions i giochi sono tutti aperti, ma nelle ultime due partite il Napoli ha collezionato appena due punti. Troppo pochi?». E ciò significa, fame atavica di successi: «Daremo il massimo per ripartire».
LA RIPRESA – Tutti insieme appassionatamente, certo, ma non finisce mica così: anche lui, il capitano in prima persona, ha voglia di rialzare la testa, la cresta e il rendimento. C’è poco da fare, l’infortunio lo ha penalizzato, è ovvio e fisiologico, ma il carattere e la determinazione del personaggio sono una garanzia sulla vita. «Negli ultimi tempi le mie prestazioni non sono state molto soddisfacenti, lo so perfettamente: farò di tutto per migliorare la condizione e per tornare come prima. Mi riprenderò». Promesso, sottoscritto e sigillato. Tatticamente, invece, come vanno le cose? «Se il centrocampo è a due o a tre lo decide Benitez: credo che fino alla fine della stagione continueremo a giocare così, con i due davanti alla difesa. Al nostro allenatore piace il gioco d’attacco, e dunque per trovare l’equilibrio giusto serve l’aiuto di tutta la squadra, attaccanti compresi, anche in fase di non possesso».
SCUDETTO E FINALE – Disquisizioni tattiche a parte, Hamsik sottolinea quanto importante sia la cooperazione non soltanto in campo: «Credo che il processo di crescita sia costante e continuo: ormai stiamo arrivando sistematicamente vicini alla scudetto, penso di poter dire che siamo sulla strada giusta per vincerlo. Non manca molto per competere ai massimi livelli, ma bisogna compiere tutti insieme questi ultimi passi avanti: società, allenatore e noi giocatori». Una finale di Coppa Italia può essere un volano, non crede? Mercoledì con la Roma ci sarà da divertirsi: «Anche se ovviamente sarebbe stato meglio affrontare il ritorno dopo un 2-2, la questione è molto aperta. E, tra l’altro, avremo la possibilità di giocarci tutto al San Paolo. Davanti al nostro pubblico». Mica male come cosa.
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NAPOLI – Solo una contrattura muscolare alla coscia destra per Reveillere uscito anzitempo durante la semifinale di Coppa Italia con la Roma. Il difensore francese, sottoposto ad esami strumentali ieri mattina, dovrà effettuare le terapie del caso dopodichè verranno valutate le sue condizioni. Di sicuro non sarà disponibile per la gara di campionato con il Milan e per quella successiva di Coppa Italia con la Roma. In compenso, Benitez potrà disporre di Ghoulam e tra qualche settimana anche di Zuniga.
La squadra ieri mattina si è allenata al centro tecnico di Castelvolturno ma dividendosi in due gruppi: chi aveva giocato all’Olimpico ha sostenuto un lavoro di scarico mentre per gli altri allenamento normale con partitina a campo ridotto nella parte finale. La novità è stata rappresentata dalla partecipazione di Mesto alla prima parte del lavoro. Poi si è distaccato per proseguire la tabella di lavoro personalizzato per la riabilitazione dopo l’intervento al legamento crociato del ginocchio destro. Prosegue a ritmo spedito il recupero del difensore ma ci vorrà ancora del tempo prima di rivederlo in campo. Oggi, intanto, è atteso il rientro in Italia del centrale difensivo Henrique, prelevato dal Palmeiras dove ha contribuito in maniera determinante al ritorno nel massimo campionato brasileiro. Henrique, alto 1.87 per 79 kg, 27 anni, uno dei pochi calciatori brasiliani ad aver giocato nella selecao pur militando in serie B, ha terminato l’attività agonistica tre mesi fa ma non ha bisogno di lavorare tanto essendosi allenato per conto proprio durante questo periodo ed avendo un fisico piuttosto asciutto.
Fonte: Corriere dello Sport
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