Rincorrere Pirlo a perdifiato nell’umida e stregata notte dello Juventus Stadium, con i postumi di un attacco influenzale ed un paio di scarpette poco indicate, potrebbero far perdere la voce e bloccare le gambe. Quale delle tre cose o tutte insieme? Fatto sta che al tenore Hamsik non è riuscito nemmeno un acuto (come del resto agli altri due) e quella lucina che s’è accesa quando i giochi non erano ancora fatti, è stato solo un breve barlume subito smorzato. Ci hanno pensato il “totem” Buffon e la scarsa vena dello slovacco. Il portierone bianconero gli si è parato dinanzi e la frazione di secondo persa davanti a quel baluardo (tiro o non tiro?) è stata determinante. Dribbling lungo, la palla che s’è avviata sul fondo, e lui non ha potuto far altro che seguirla, decidendo che non valeva poi la pena di cadere, anche se leggermente toccato. L’acuto gli si è strozzato in gola e poi, per il resto della partita, solo lunghissimi silenzi. Fino alla sostituzione del 71’ (Dzemaili).
NON C’ERA – Marekiaro domenica non c’era e, con lui, l’intero reparto offensivo. Un trio che non ha provato nemmeno ad intonare un motivetto. Ma non c’era nemmeno il rigore, e lo stesso protagonista non ne ha fatto mistero, evitando persino la caduta. Tanto da meritarsi i complimenti di Orsato: magra ma pur valida parentesi di fair play in una serataccia da dimenticare in fretta. In effetti, se Buffon non ha cercato le sue gambe, tanto meno lui ha cercato le manone dell’estremo difensore. Chissà, forse, se avesse calciato un attimo prima… Probabilmente l’Hamsik in bella copia lo avrebbe fatto senza timori di sorta.
FEBBRE ED EQUILIBRI – Le uniche dichiarazioni Marek, dopo la disfatta torinese, le ha affidate al suo sito. Due i punti salienti emersi dalla traduzione. «Il primo tempo è stato in effetti equilibrato, visto che ci sono state occasioni per entrambe le squadre. Nel secondo tempo la Juve è passata e non siamo riusciti a pareggiare. Poi hanno segnato altri due gol. Voltiamo pagina » . Breve, succinto e compendioso. Ma, oltre alla faccenda del rigore non cercato, gli va dato atto che ha confermato di aver avuto linee di febbre, senza peraltro farsene scudo: «Ho avuto la febbre, ma prima della gara mi sentivo meglio e non ne ho risentito in campo» . Nessuna richiesta di attenuanti quindi, fatto sta che in molti frangenti della partita il suo equilibrio è apparso precario, tanto da provocargli più di una scivolata. Gli scarpini, i postumi della febbre, il campo umido o i tre assieme?
ORA LA LAZIO – D’altro canto non gli si può nemmeno buttare la croce addosso, se quella luce ad intermittenza che viaggia con lui stavolta è stata quasi sempre spenta. In molte altre occasioni s’era accesa puntualmente, risultando più che brillante (ha pur siglato nove reti fra Campionato e Champions, spesso risultando determinante). I giochi per il terzo posto non sono per niente fatti, poiché la classifica parla di un’Udinese alla pari ed una Lazio a sole tre lunghezze. Raggiungibile dunque, volendo, già dalla prossima occasione. In quell’Olimpico che il 20 maggio ospiterà il sequel di Juve-Napoli, stavolta in versione Tim Cup. Di Marekiaro dicono che sia nato vecchio e quindi “saggio” . Di questa mazzata farà di certo tesoro e probabilmente già da sabato si farà trovare pronto (turn over permettendo) alla rincorsa al terzo. E poi il gran finale di stagione, di nuovo la Juve. Ossia rivincita e bella assieme.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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