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Hamsik nuovo leader azzurro: campione in campo, ragazzo della porta accanto nella vita

Cori e applausi dei tifosi per lo slovacco. E c’è anche chi urla: «Merita la maglia di Maradona»

A cresta alta, appena appena rasata. Per look, certo. Ma poi perché se lo può permettere. Un simbolo ormai. L’essenza di un progetto. Un leader a modo suo. Silenzioso e di poche parole. Però sempre sensate. Che fanno gruppo, dimostrano attaccamento alla maglia. E voglia di vincere. Marek Hamsik un altro capitano. Lui che la fascia l’ha portata ragazzino: il più giovane di sempre nella storia del Napoli.

Hamsik tout court. Arrivò in azzurro ch’era sbarbato. La faccia pulita, gli occhi sgranati su un mondo nuovo, l’auto usata e un fisico ch’era ancora tutto da definirsi. Esile, gracile, l’apparecchio tra i denti e un ciuffo che s’inerpicava e spuntava  prepotente. Sette anni di Napoli, e perciò anche di ritiri. Il primo fu in Austria, a Feldkirchen. Dal pullman scese insieme al Pocho. Erano stati fischiati il giorno della presentazione. Contestati. Poi hanno fatto la storia. Lavezzi pian piano: dovette mettersi a dieta per esplodere. Hamsik stupì invece subito. E tutti. Edy Reja ne fu folgorato. Impressionato. Gli uno contro uno con Iezzo tra i pali ne rivelarono il talento, la freddezza sotto porta, la capacità di far gol come fosse un centravanti. Cinque volte faccia a faccia e sempre rete. Reja lo paragonò a Gerrard e Lampard. Sembrava un’esagerazione, un paragone ingombrante. Fu invece una premonizione. Il destino era già scritto. Sette anni dopo ecco Rafa Benitez, l’allenatore che quei campioni li ha allenati a Liverpool e col Chelsea. E che ora s’affida ad Hamsik. Centrale nei due davanti alla difesa, trequartista dietro il centravanti, esterno nei tre rifinitori: ovunque e dappertutto, con una classe che è di pochi. Hamsik d’élite. Assist, gol e tempi di inserimento. Il centrocampista più attaccante che c’è. Idolo della gente. Campione in campo, ragazzo della porta accanto fuori.  Un’estate di relax. Le vacanze in Messico, le partitine per beneficenza in Slovacchia, la fila per entrare al parco acquatico, le onde sfidate con la moto d’acqua a Castelvolturno e l’impegno per Pineta Mare, là dove abita. Prima di partire per Dimaro ha indossato cappellino e t-shirt ambientalista. C’erano le strade da pulire, bisognava sistemare le aiuole, bonificare le spiagge, lanciare un messaggio insomma. Hamsik s’è messo in posa, s’è fatto fotografare. E dopo il ritiro si darà anche da fare. Intanto, Dimaro. Per il terzo anno di fila. Fatica e sudore per cominciare subito forte. Per puntare davvero allo scudetto e a una grande Champions.

LA RICHIESTA – Tra i monti scene di ordinaria passione. Hamsik star. I cori dalla tribunetta, le urla di chi lo vorrebbe con la 10, le file sperando di strappargli un autografo e l’attesa per i primi gol. Che pure se amichevoli sono sempre un inno alla gioia.  Hamsik l’uomo in più di Benitez. Forte, fortissimo, ormai anche esperto. Il riferimento nello spogliatoio. Lui e Paolo Cannavaro due guide per il gruppo, le tracce da seguire, i capitani (di fatto e fascia) di una squadra che si sta conoscendo, formando, rafforzando. Callejon e Mertens da introdurre, i giovani da battezzare, gli altri da far sentire sicuri. La cresta alta è look, ma anche un messaggio. Sai che si punta in alto. Segui Marek Hamsik e non ti sbagli.

Fonte: Il Corriere dello Sport

La Redazione

M.V.

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