OPORTO – Piccoli segnali di ripresa, incoraggianti. Per esempio: quell’apertura di Callejon che ha messo lo spagnolo nelle condizioni di servire Higuain. E poi, ancora: il tocco per il Pipita, messo a tu per tu con Helton, nelle condizioni giuste cioè per far esplodere i cuori azzurri. Piccoli segnali, che però non bastano, perché, prima ancora che siano gli altri a ricamarci sopra, è lui, Marek, a fare autocritica: «Non sono quello di prima». Un allarme? Forse. Certamente una presa di coscienza dalla quale ripartire per tornare ad essere il giocatore capace di fare la differenza, l’uomo in più tra centrocampo e attacco, sintesi perfetta di tutto ciò che la modernità chiede ai nuovi eroi della pedata. «Sto facendo fatica, ma devo uscirne fuori da solo. Faccio fatica a giocare, si vede che non sono quello di prima. Devo ritrovarmi, la condizione fisica è buona ma io ho solo bisogno di ritrovare me stesso», confessa senza falsi pudori. Cercasi Marek disperatamente. E possibilmente alla svelta: il ritorno con il Porto è vicino, vicinissmo: «Questo 1-0 è un risultato rimediabile ma pericoloso, è un peccato non essere riusciti a segnare. Ora sarà importante fare gol ma senza prendere reti al San Paolo, a inizio ripresa abbiamo avuto tre occasioni importanti e poi è arrivata la rete di Martinez». Mai a segno in Europa, ha saltato le ultime due gare del girone di Champions, contro Borussia Dortmund e Arsenal, a causa dell’infortunio al piede che ne ha sicuramente (e pesantemente) condizionato la stagione, facendogli saltare cinque gare di fila anche in campionato, più una in panchina. In assoluto non segna dal 2 novembre 2013, suo il raddoppio azzurro nella vittoria per 2-1 ottenuta contro il Catania. Per l’ultimo acuto in Europa bisogna andare ancora più indietro nel tempo, al 7 dicembre 2011, Villarreal-Napoli 0-2, ultima gara del girone di Champions prima degli ottavi con il Chelsea.
BRITOS – Hamsik dice di doverne venire fuori da solo. Ma solo, più che mai in questo momento, non lo sarà mai. Il gruppo è con lui e tutti insieme vogliono compiere l’impresa per volare ai quarti. Lo assicura anche Britos, senza nascondere il rammarico per quello che poteva essere e non è stato: «E’ stata una partita difficile, nel primo tempo abbiamo sofferto. Poi il Porto ci ha colpito nel momento migliore. Nella prima frazione non siamo riusciti a fare il nostro gioco, nel secondo tempo siamo entrati in campo più convinti e abbiamo fatto molto meglio. Creando subito, tra l’altro, tre grandi occasioni per passare in vantaggio». Prima del sinistro di Martinez, al primo gol in Europa League. E ora? «Noi ci crediamo lo stesso e a Napoli ci giocheremo la qualificazione. Nell’intervallo Benitez era arrabbiato perché non era quello il gioco da fare, non era così che aveva preparato la partita».
COME LA ROMA – «Speriamo di ripetere la partita di Coppa Italia con la Roma e di completare un’altra rimonta», spiega il difensore uruguaiano. Confida nell’effetto San Paolo: «Speriamo che i tifosi ci aiutino nella gara di ritorno» ma nel frattempo non perde di vista la quotidianità azzurra che, per ora, vuol dire Toro: «Una partita importante come lo saranno tutte. Vogliamo vincerle tutte. Siamo in corsa per il secondo posto e poi siamo in finale di Coppa Italia». Il difensore parla del suo momento personale: «Mi alleno sempre per dare il mio meglio, non è facile. Solo quando giochi trovi la condizione ottimale. Io mi faccio trovare pronto, Benitez fa le scelte: aspetto sempre il mio turno».
Fonte: Corriere dello Sport
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