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Hamsik: ”Non so ancora quando tornerò”. Le parole dello slovacco sul suo KO

NAPOLI – Un Hamsik, a Dortmund, c’era: papà Richard, il tifoso insospettabile. Il figlio a casa, infortunato. Lui in Germania, sciarpa azzurra al collo e la speranza di strappare almeno un pari. Quel punto che sarebbe stato decisivo per la qualificazione.

Una famiglia triste, gli Hamsik. Cose di calcio. Che però turbano. Il papà se n’è tornato deluso in Slovacchia, Marek s’è arrabbiato in poltrona. Ha tifato. S’è contorto sul divano. Ha borbottato per quel rigore maledetto. Eppure s’è illuso. Convinto di potercela fare, soddisfatto da un primo tempo giocato alla pari. L’ultimo sussulto, sul gol di Insigne. Poi la resa. Anche la sua. Che però non è rassegnazione. E soprattutto non è eliminazione. Una serataccia Champions. Ancor più perché vissuta davanti alla televisione. Soffrendo perciò il doppio. Per quel piede sinistro che ancora gli dà noie e la partita: andata male. Hamsik l’ha giocata dal salotto di Pineta Mare, patendo come e più di chi era al Westfalenstadion. Fuori dai convocati. Dolorante e rammaricato.

LE PAROLE – “Mi sono fatto male da solo. Già con la Juve avevo avvertito dolore. Sono andato in Nazionale, speravo fosse solo una botta e e invece eccomi qua”». Il certificato medico rilasciato ai media slovacchi. Hamsik un simbolo laggiù. Un segno sul suo corpo è una crepa per la Slovacchia. L’allarme appena uscito dal campo ha fatto l’eco da Napoli a Bratislava. L’immagine di quei nove minuti con il Parma sono stati l’apertura o quasi di tutti i Tg in patria. La notizia, i commenti, le interpretazioni e le discussioni. Infinite. Un piede nazionale quello di Marek. « C’ho provato con il Parma, speravo di farcela. Ma ho sentito dolore e sono uscito. Non mi ero allenato con continuità. Ho fatto anche delle infiltrazioni. Purtroppo non ce l’ho fatta ». Una fitta, la smorfia, la lavagnetta che s’è alzata, il cambio e le scuse. Hamsik quasi mortificato con Benitez. La voglia di esserci, l’ha considerata una colpa. Aveva rassicurato Rafa, era certo di farcela. Voleva aiutare i compagni. S’è bloccato. « Non so quando rientrerò. Per ora sto facendo le giuste cure. Speriamo di accorciare i tempi, si fa fatica a stare fuori ». La Lazio, lunedì all’Olimpico, il primo appuntamento di un calendario intasato. La volata di fine anno è partita. Lazio, poi l’Udinese di sabato al San Paolo e la Champions di nuovo, l’Arsenal. Decisiva, questa, davvero. Una partita da vincere assolutamente. Con quanti gol di scarto, si vedrà: tre di sicuro se il Marsiglia non fermerà il Dortmund. Hamsik smania. Punta il rientro, dribbla le cattive sensazioni. Ci crede. Ha voglia. Pure se la cautela dev’essere d’obbligo e sbilanciarsi non serve. E allora allenamenti mirati e terapie per assorbire la botta e curare la nevrite. Ieri cyclette e palestra a Castelvolturno, oggi (si spera) un po’ più di lavoro e sempre meglio. La salute prima di tutto. Poi le riflessioni tattiche. E l’importanza indiscutibile di un giocatore fondamentale per gli equilibri di squadra. Pur se adesso in un ruolo che non era mai stato suo. Dortmund saltata, quasi certamente la Lazio, dopo chissà. Gli esami medici hanno escluso lesioni. Il dottor De Nicola la scienza sotto braccio con il buon senso. Sarà però anche Hamsik un po’ medico di se stesso. Saprà lui quando forzare e spingere. La corsa dritta il primo test, torsioni e scatti le verifiche successive. Il piede da sollecitare progressivamente, senza stress, valutandone reazioni e miglioramenti. Hamsik fondamentale per il Napoli. Un danno non averlo, un rischio enorme mettergli ansia. Tornerà solo quando potrà dare un calcio deciso al dolore. Con il sinistro, ovviamente.

 

 

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