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Hamsik, Napoli è tutta con te

Con il Bologna lo slovacco vuole confermare la tradizione favorevole

A cresta alta: perché ora che il gioco si fa duro, il talento puro si rimette a giocare, si lecca la ferita (di san Siro) e procede. «Il campionato è ancora lungo ed i conti si fanno alla fine». Inter-Napoli è il passato che un bel giorno ritornerà, per chiedere poi la «rivincita» in famiglia a suo cognato Gargano: ma per chiudere questo 2012 bello come una cartolina, con la coppa Italia che fa mostra di sé nella bacheca personale, Bologna (due volte) e Siena si allungano minacciose dinnanzi ad Hamsik ed alla sua voglia matta di cancellare con un colpo di spunga l’amarezza di domenica scorsa e quella sconfitta definita inaccettabile attraverso il proprio sito, lo sfogatoio utilizzato per rimuovere le scorie di una serata perfida. «Perché noi contro l’Inter non meritavamo di perdere».

LA VENDEMMIA – Sessantasette gol (e tre quarti) in sei stagioni, un ciclone che s’è abbattuto sul calcio italiano segnando con frequenza impressionante, capocannoniere per tre stagioni, prima che irrompesse quel diavolo di Cavani, e sempre in doppia cifra, una macchina perfetta che tra campionato, coppa Italia e l’Europa tutta s’è preso sistematicamente la scena, ha costretto Reja a scomodare (anni fa) un paragone ardito («e un po’ Gerrard ed un po’ Lampard»): un leader, a modo suo, che s’è esaltato in una Napoli trasformata nella propria residenza almeno sino al 2016: «Perché io qua sto bene e sono felice».

CIN CIN – La prima rete in campionato, tanto per gradire, è stata sua: a Palermo, per dare il benvenuto al torneo, per marchiarlo a fuoco, per dimostrare che niente è cambiato rispetto a passato e, semmai, adesso c’è il desiderio di battere se stesso, che in serie A ha toccato quota 12, mica poco, e che adesso, quando c’è più di mezzo torneo, è già a sei (e ovviamente tre quarti, perché la spizzata con la Fiorentina con il ciuffo ribelle lui lo reclama sempre: «infatti, è mio»). Dettagli marginali di una ennesima performance da fenomeno, perché nella classifica cannonieri di quest’Italia pallonara, davanti a sé si ritrova solo attaccanti puri o esterni assai offensivi come il Lamela di Zeman. Il centrocampista con il vizietto del gol più accentuato rimane Hamsik, che duella per la leadership con Hernanes e, ma guarda un po’, con Diamanti, aiutatosi però con due rigori.

RISCATTO – Dentro, c’è ancora un bel pizzico di rabbia repressa, perché poi non è bastato ripiegare attraverso il sito per azzerare quella sensazione dolciastra lasciata dalla sfida (persa) con l’Inter: «Abbiamo giocato bene e creato una marea di occasioni, ma siamo stati sfortunati. Però la stagione è ancora nella sua fase ascendente». Tre partite per chiudere il girone di andata, altre diciannove per sistemare la vicenda, per ribadire quanto già detto ripetutamente, ad alta voce, con orgoglio: «Noi ce la giochiamo con tutti».

CHE SCORE – In sintesi, Hamsik è il diciannovesimo nella classifica delle presenze degli azzurri di tutti i tempi, a un niente da Nando De Napoli, che verrà fagocitato nel breve volgere di qualche giornata; e in serie A, stasera affianca Panzanato al ventesimo posto e però punta chiaramente in alto, perché il contratto che ha voluto lo consente. Ma prima delle statistiche c’è il Bologna e c’è una classifica da ossequiare, per dimenticare san Siro (certo) ma soprattutto per accontentare il san Paolo, la sua terra promessa, un giardino sempre verde nel quale coltivare le proprie ambizioni e guardare lontano, con la fiducia di Hamsik: «Il k.o. in casa dell’Inter non è stato assolutamente meritato: non è bastato creare una serie impressionante di palle-gol. Però la stagione va avanti e si provvederà solo alla fine a tirare le somme. Intanto, avanti». A cresta alta.

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

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