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Hamsik: ”A Napoli sto bene, resterò fin quando mi vorranno. Io come Totti? Magari”

 NAPOLI HAMSIK ROMA – Marek Hamsik è sempre più il simbolo per eccellenza del nuovoNapoli, che ha visto cambiare tanti volti durante l’estate, ma che vede nello slovacco il suo punto di forza. Il nuovo capitano dei partenopei, intervistato per l’edizione odierna del Corriere della Sera, ha parlato brevemente della sfida di questa sera tra il suo Napoli e la Roma, facendo capire che non si tratta di una partita decisiva per lo scudetto.

TRA LA ROMA E I GOL – «Sia noi che loro possiamo arrivare in fondo – ha esordito Hamsik – . Ma oggi non sarà decisiva. I tanti campioni andati via? Loro hanno fatto le loro scelte, io mi trovo bene qui. E finché Napoli mi vorrà, io resterò. Rappresentare Napoli è insieme una responsabilità e un piacere. Qui la gente ti sta vicina anche nei momenti difficili. La mia posizione in campo? Prima facevo la mezzala o stavo nel tridente. Ora sono trequartista. Sto facendo bene ma posso fare di meglio. Squadra più alta in campo? Facciamo meno ripartenze e puntiamo più al possesso palla. Anche se poi, quando capita, nelle ripartenze restiamo fortissimi.»

TOTTI E BALO – Hamsik ha parlato anche di due suoi rivali italiani, ovvero l’avversario di stasera Francesco Totti e un suo “contemporaneo” come Mario Balotelli: «Diventare come Totti? Magari, anche se io alla sua età penso che sarò già in pensione… Francesco è spettacolare, a questi livelli a 37 anni. Impressionante. Balotelli? Non giudico. Dico solo che se mi guardate, con la cresta e tutti questi tatuaggi, potrei essere un gangster di strada, e invece non è così. Lo stesso vale per Mario. Capita nella vita di fare degli errori, ma prima di giudicare bisogna andare oltre l’apparenza delle cose.»

RAZZISMO E INSEGNAMENTI – In chiusura, Hamsik ha parlato del problema del razzismo, oltre che della sua maturazione come uomo, oltre che come calciatore: «Gli stadi vuoti sono una pessima cosa. Però è anche vero che il razzismo va combattuto. A me disturba molto ascoltare certe cose quando gioco e penso si debba intervenire a tutti i costi. Quale sia poi la soluzione ideale non lo so neanch’io. Cosa insegnerei ai giovani? Di lavorare, avere determinazione, capire che tutto parte dalla testa. I miei idoli? Nedved e Zidane.»

Fonte: CalcioNews24.it

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