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Hamsik: “Napoli, serve riflettere”

Secondo lo slovacco, si potevano gestire meglio i contropiedi come nelle gare di Coppa

Trequartista? No, mediano su Pirlo. Poi, una volta marcato (e possibilmente stoppato) il creatore del gioco juventino, Marek Hamsik avrebbe dovuto dare gioco alla sua squadra insieme a Inler. Sotto questo profilo, non è andata come Mazzarri aveva pensato. O meglio: Pirlo ha fatto solo un paio di lanci e ha mostrato il meglio di sè soltanto sul calcio d’angolo che la testa libera di Caceres ha girato a rete, dunque Hamsik controllore ha fatto quanto doveva fare. Ma come costruttore, inventore e/o rifinitore non si è mai visto. Impegno tanto, qualità poca.

PIU’ ATTACCO – Ci voleva un Napoli portato di più alla fase offensiva. Quando chiedono ad Hamsik cosa poteva fare di più la sua squadra, lo slovacco è netto: «Qualcosa in più in fase offensiva. Le ripartenze non sono state ottime. La Juve è una squadra aggressiva e anche quando perde palla ti lascia poco tempo per costruire l’azione». Quel tempo che il Napoli non è mai riuscito a sfruttare. L’analisi dello slovacco non è clemente, tutt’altro: «Dispiace per la sconfitta, la partita è stata molto combattuta e si è sbloccata su calcio d’angolo. E’ presto per parlare di scudetto, possiamo uscire con la testa alta da questo stadio. La Juventus ha qualcosa di più sul piano del gioco, ma non ha creato tante palle gol, solo che non ha paura di giocare e sa come far girare il pallone. Negli ultimi 20 metri, però, ha fatto fatica perché noi ci siamo difesi bene» .

LA RIFLESSIONE – Non era una partita-scudetto, era però una partita utile per capire bene quale fosse oggi la differenza fra le prime due squadre della Serie A. «E’ una sconfitta che ci deve far riflettere anche perché brucia. Perderla per un calcio d’angolo non fa piacere» . Forse il Napoli si è accontentato. «No, non è così. Non siamo venuti a Torino per il punto. La Juventus concede pochi spazi, ma nonostante questo anche noi abbiamo creato delle azioni. Adesso ci aspettano due settimane toste». 

IL RUOLO – Se ne discute da sempre, dai tempi di Brescia: Hamsik è un vecchio numero 8 o un moderno numero 10? Il diretto interessato risolve così la questione: «I numeri 10 sono più bravi nell’uno contro uno, io invece gioco in maniera più semplice. Mi piace inserirmi da dietro e qui a Torino in fase di non possesso palla dovevo marcare Pirlo». Dunque, come un numero 4… Stavolta al Napoli è mancato il pezzo più efficace del suo repertorio, le ripartenze: «I contropiedi in Coppa Italia e in Supercoppa erano venuti bene, questa volta meno». C’era molta stanchezza per le gare e i viaggi con le nazionali. «Capita, ma questo è il calendario» . In trasferta il Napoli non segna su azione dalla prima di campionato (3-0 a Palermo). «Non so se è un problema, posso dire solo che per ora abbiamo fatto un buon inizio di campionato» . Battuta sugli occhiali da vista: «Li porto, ma la porta è grande…». 

L’ADDIO DI MAZZARRI – Il tecnico aveva annunciato già nel forum al nostro giornale che stava pensando a un anno di riposo. Ieri lo ha ribadito e Hamsik ha commentato senza troppa enfasi. «Mazzarri lascia? La decisione è sua, ci vuole ancora tempo. Noi dobbiamo pensare al campionato» .
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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