Ci vuole testa, mentre intorno è caos e paura: novantesimo e non è ancora finita, perché Genoa-Napoli tiene incollati alle seggiole, perché si parte e poi si riparte, tra traverse che tremano e qualche contropiede che fa barcollare. E allora, ci vuole testa per sapere che qualcosa accadrà, che bisognerà essere svelti di gamba e di pensiero e farsi trovare al posto giusto nel momento. Ci vuole la cresta per risolvere il dubbio d’un pomeriggio in cui l’adrenalina è ovunque, tra i fili d’erba e sugli spalti, sugli scanni e sulle panche: un’ora e mezza d’andarivieni forsennati, con quel geniaccio “benedetto” che sa bene cosa combinare.
HABITAT – Genova per lui è uno stadio amico e poi i rossoblù, diamine, sembra gli strappino dall’anima il meglio del talento: tre reti tre già segnate a Marassi (cinque comprese le due realizzate al San Paolo), con qualcuna pure alla Sampdoria, e tre reti tre a quel “nemico” che un po’ avanza minaccioso e un po’ indietreggia tremebondo, preso d’infilata dalle incursioni d’un diavolo che ha penso in Marekiaro il progetto. «Noi ci crediamo sempre, sino alla fine: è stato così giovedì sera contro il Dnipro e non poteva essere diversamente con il Genoa. Ce l’abbiamo nel nostro Dna, siamo una squadra che sa bene come si reagisce: poi magari perdi, però hai buttato tutto e non puoi rimproverarti nulla».
CHE TESTA! – La cronaca separata dai fatti è riassunta in quel minuto novantesimo, quando ormai ognuno dei ventimila del “Ferraris” ha avuto percezione che non sia stata ancora consegnata agli archivi una partita in cui ci si può perdere o ritrovare: svirgola la difesa genoana, Mesto attacca lo spazio, la butta nel bel mezzo dell’area e trova il capoccione che fa a spaccare l’equilibrio d’una partita mozzafiato. E segna (quasi) sempre lui in questo stadio, e comunque segna (quasi) sempre lui al Genoa: stavolta pietrificato da quell’irruzione estemporanea, in perfetto stile Hamsik. « A questo punto l’unica cosa da fare è non pensare alla Juventus o all’Inter, andare avanti per la nostra strada, procedere passo dopo passo, continuare ad essere noi stessi. Direi che il campo sta esprimendo una verità inattaccabile: stiamo disputando un grande campionato e non ci lasceremo distrarre da alcun termine di paragone. Procediamo per fatti nostri».
DEDICATO A VOI – Uno, due, tre, quattro Hamsik, che poi sarebbero (quasi) cinque, perché pure con la Fiorentina lui ci mise la cresta ma Borja Valero fece il resto: e continua a segnare (ancora) lui, il vice-capocannoniere d’un Napoli che ha un Cavani strepitoso ed un Marekiaro stellare, la sintesi (per dirla alla Reja) di Gerrard e Lampard o forse no, forse semplicemente un Hamsik da coccolare pure nelle (rare) pause d’una gara sfibrante. Genoa 2, Napoli 4 e chi l’avrebbe detto, mentre le ombre cominciano ad allungarsi su Marassi, con intorno il terrore della terza sconfitta consecutiva esterna in campionato, trasformata in vittoria netta, mettendoci la testa e tutto quel po’ di materia grigia che contiene. «Non possiamo che essere felici per ciò che siamo stati capaci di fare contro questo Genoa. Lo stadio è favoloso, l’atmosfera pure ed un successo del genere va offerto come dono ai nostri tifosi, che ci seguono sempre in tanti, che ci sono vicini. Era una partita difficile e noi l’abbiamo riafferrata a modo nostro». Con la testa, con la cresta, con Hamsik.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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