Ma non finisce qua: perché mentre intorno le ombre della sera e la malinconia d’una occasione sciupata oscurano Napoli, all’orizzonte Marek Hamsik sa bene cosa andare a cercare: «Dobbiamo crederci». Meno sei ma non c’è freddo «dentro» il Napoli: e vabbé che ormai è un mese che non si vince, e vabbè che nelle ultime cinque gare sono arrivati tre pareggi e due sconfitte (in Europa League) e vabbé che pure un fuoriclasse come Hamsik sia incappato in un’ora stregata – palloni calpestati, invece delle carezze del passato – e vabbé, ma tra tre giorni si rigioca e satà Napoli-Juventus, sessantamila cuori e una capanna nella quale custodire il sogno. «Bisogna continuare ad essere se stessi: fino all’ultima giornata».
CHE RABBIA – E’ andata: Udinese 0, Napoli 0, con una quantità apprezzabile di chanches e il rimpianto che pure stavolta qualcosa è rimasta impigliata nei fili d’erba del «Friuli», un golletto sfilato via dal sinistro di Cavani, un rigorino sul matador e soprattutto quell’Hamsik che nel primo tempo ha avuto la palla buona sulla testa e che nella ripresa se l’è trovata sul piedino in precario equilibrio. «Ci è mancata la freddezza necessaria: ma direi che siamo stati fortunati. Peccato, perché abbiamo giocato bene, l’abbiamo fatta sempre noi la partita e però non siamo riusciti a segnare».
E ADESSO… – Il conto alla rovescia è cominciato da un bel po’ ma adesso si entra nel cono visivo di quella prova della verità che avrà un peso nella corsa-scudetto e in quella per la Champions e ciò che resta del «Friuli» e di un’ora e mezza all’insegna del palleggio, della iniziativa, del desiderio di arrivare allo scontro-diretto a meno quattro. «Abbiamo affrontato una squadra ostica, difficile da superare, che ci ha messo in difficoltà in alcuni momenti. Ci siamo impegnati ma non siamo riusciti a farcela, però è il caso di guardare ormai oltre questo match. Ed è chiarissimo che venerdì sera ci toccherà una gara importantissima per la classifica».
REAGIRE – La sintesi d’una serata un po’ così, con il freddo che entra nella pelle e la delusione implode, è nei numeri, vero, ma anche nell’atteggiamento d’una squadra che ha largheggiato, s’è raccolta intorno alle proprie difficoltà, ha sostenuto i balbettii di Cavani sotto porta e quei sessanta minuti di un Hamsik controllato da un secondino di nome Allan che gli ha tolto persino il respiro. Poi, la ripresa, la fase -1, la scelta di Mazzarri di spostare lo slovacco in mediana, di consegnargli praticamente le chiavi della squadra, di saggiarne il talento, rimasto però soppresso da quell’errorino di testa sul quale è stato bravo Padelli e da quell’erroraccio sull’assist di Insigne, determinato dal destino o forse dalla bramosia di arrivare prima per cercare l’impatto. Udinese 0, Napoli 0: ma tre giorni appena sarà la Juventus e con una Vecchia Signora servirà un piccolo principe azzurro: «Io posso dire che stavolta a noi è mancato soltanto il gol e che non poteva essere una gara semplice. Infatti: l’Udinese è stata brava, però è anche vero che noi abbiamo dato tutto. Ora pensiamo alla Juventus, gara stimolante contro la prima della classe. E noi dobbiamo crederci come abbiamo sempre fatto». Perché non finisce qua….
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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