Sono parole e però anche pietre: perché, inutile girarci intorno, fa male, eccome e quanto, voltarsi, rivedere quell’ora e mezza da choc, poi sentirne gli effetti dentro. Clic: un giro di Hamsik a casa sua, nell’intimità «universale» del proprio sito, in quei pensieri svelati ad alta voce affinché Napoli sappia che «abbiamo provato un po’ vergogna» ; ed è un modo diretto e anzi sincero e anzi onestissimo – pure intellettualmente – per dirlo a chiare lettere, cospargendosi il capo di cenere, evitando di danzare sul vuoto pneumatico del bla-bla-bla, prendendo la sconfitta per le corna e poi sbattendola sul prato del san Paolo per calpestarla. «Ora bisogna pensare alla Sampdoria e bisogna farlo subito. Però sconfitte del genere non le meritano i tifosi» . www: quando la verità è una e, ahilui, trina, come quel paradosso d’un giovedì sera indigesto, che Marek Hamsik tiene lì sullo stomaco e non fa nulla per nasconderlo, anzi: era pure il suo derby, e s’è visto in quei venti minuti di poesia e «virilità» con i quali ha tentato di riaprire il match quando è entrato; e poi era un modo per divertirsi a oltranza, per crederci ancora, per inseguire un traguardo che ormai è sfumato e che induce ad imprecare. «Eh sì, non lo meritano i tifosi. E neanche noi, che abbiamo avuto la possibilità di pareggiare: e chissà se fossi riuscito a fare l’1-1 come sarebbe andata a finire? Ma non ho trovato lo spazio….».
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