La cresta c’è. I tatuaggi pure. Ma questo non significa che non sia un bravo ragazzo. Anzi. La passione di Hamsik per Napoli e il Napoli è sempre più forte e lo dimostra la sua scelta di tatuarsi la scritta della sua squadra del cuore. Lo ha fatto Enzo Brandi, uno dei migliori tatuatori napoletani che ha svelato: «Ha preso questa decisione a fine luglio, quando ha capito che avrebbe rinnovato il contratto. Avrebbe desiderato anche scrivere 1926 che è la data di fondazione del club ma non c’era spazio. I tatoo sono il suo modo di esprimere le emozioni: arriva che ha già le idee chiare, io mi limito a consigliarlo. Tutto indelebile, certo», spiega Brandi. Un segnale importante dopo che due anni fa Galliani e Berlusconi tentarono Marekiaro per portarlo proprio al Milan.
Marek porta a spasso la sua collezione di tatuaggi e il suo taglio di capelli da copertina con disinvoltura da rockstar: da giovedì sera ne ha tre in più. Perché oltre la dichiarazione d’amore per la squadra azzurra, con cui sta per battere ogni record di presenze, ha aggiunto alla collezione le labbra della moglie e una farfalla. «Il totale? Impossibile tenere il conto perché ne ha davvero tanti. Molti li ho ricolorati: li aveva fatti a Brescia e si erano scoloriti». Un numero lo azzarda: «Una trentina, più o meno». Il suo corpo è trasformato in un dipinto che corre. Schiene, braccia e pettorali come cartine geografiche celate sotto le magliette. Un censimento puntuale ovviamente non c’è, ma nel Napoli, dopo la partenza di Lavezzi, sembra che Hamsik sia il vincitore dello spogliatoio. In tutto – tra piccoli e grandi – ne avrebbe per appunto circa 30, realizzati anno dopo anno, fin da quando era adolescente. «Tre tatuaggi nuovi per ogni avvenimento calcistica importante», assicurano gli esperti di retroscena legati all’epidermide dei campioni del pallone.
Marek ne ha di ogni genere: un microfono, degli ideogrammi giapponesi simbolo di forza e resistenza, un’altra scritta legata alla storica partecipazione della sua Slovacchia ai campionati del mondo in Sud Africa. E poi una geisha sull’avambraccio. «Vengono in tanti qui: recentemente Behrami, Maggio e Paolo Cannavaro», spiega ancora Enzo Brandi. Un altro record, dunque. Proprio ieri la Uefa ha sottolineato come il centrocampista slovacco sia stato il giocatore che ha corso di più durante la gara col Borussia Dortmund: per la precisione ha percorso 11,67km.
Mai nessuno come Ezequiel Lavezzi, ora al Psg, comunque: un Maradona, un Gesù sul cuore, una ragazza seminuda e una pistola sul fianco destro. Può bastare?
Fonte: Il Mattino
La Redazione
L.C.
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