Hamsik, sta invecchiando…
«Ma si sbaglia…M’avete visto arrivare ragazzino, però resto un giovanotto dentro. Ho l’energia del primo giorno, ho l’entusiasmo del duemilasette, quando approdai a Castelvolturno».
E ha otto anni di Napoli alle spalle.
«Che rappresentano un patrimonio personale. Io qui sono cresciuto sino a diventare uomo. Posso ritenermi orgoglioso di quello che ho fatto e ottimista su quello che faremo assieme in una città che mi è diventata immediatamente cara».
E adesso s’è pure sposato.
«Ho messo la cresta a posto….».
Scherziamoci su, è ispirato…
«Si scherza fino al diciannove agosto, perché poi bisognerà far sul serio: quelle due partite possono indirizzare una stagione, perché è chiaro che la Champions introduce in una dimensione diversa il club, la città e anche noi calciatori. Sarebbe semplicemente fantastico riuscire a cogliere per la terza volta la qualificazione, significherebbe concedere ulteriore prestigio al lavoro di questa società nell’era De Laurentiis. A me quell’atmosfera è sempre piaciuta un sacco e rientrare tra le star di una manifestazione che seduce è un obiettivo a cui non si vuole rinunciare».
Arrivò ch’era praticamente un bambino – diciamo così – e ora è capitano.
«Avverto il peso della responsabilità della fascia e mi piace portarla a spasso. Sento di dover essere diverso, di poter rappresentare non solo me stesso: pure questo rappresenta l’evoluzione d’un cammino. Però ho fatto le prove generali già più volte e dunque sono allenato anche a questo».
Quando arrivò, all’epoca, cosa pensò?
«A far bene. Senza guardare tanto oltre il mio naso. Io sono abituato a vivere alla giornata, a non fossilizzarmi su argomenti che possono svanire improvvisamente per un nulla: il calcio è impietoso, ti sottrae in certi casi la possibilità di sognare, perché basta poco a modificare il destino. A settembre del 2013, quando cominciai così bene il campionato, non sospettavo che poi mi sarei imbattuto nel primo vero infortunio della mia carriera».
Che le tolse il sorriso.
«Ma soprattutto due mesi effettivi di calcio e certe sensazioni che ho ritrovato con il tempo. Quando rientri, dopo un periodo così lungo, ti porti dentro sempre – magari in maniera inconscia – un retaggio dell’incidente: non è paura e neppure condizionamento psicologico, forse vien soltanto meno quella confidenza a palleggiare e a correre che poi ha bisogno di riprodursi. O forse, più semplicemente, la naturalezza in movimenti. Però è andata».
Il tormentone del passato: il modulo non fa per lui.
«Un falso problema. Mai esistito. Non ho mai avvertito disagi del genere, anche se non nascondo che ci sono stati momenti in cui non sentivo di essere me stesso. Ma, ripensadoci, riattraversando quel periodo immediatamente successivo allo stop di due mesi, le sensazioni venivano dalle prestazioni: e allora, nel calderone delle cause, ci infili tutto. Ma io in questo Napoli ci sto bene».
Lei sta bene soprattutto in questa Napoli.
«Sono arrivato che ero reduce dalla B con il Brescia, sono arrivato giocare in Champions, a vincere due coppe Italia, sono diventato il capitano, viaggio ben al di là delle trecento presenze…».
Fosse solo questo.
«Avverto l’affetto della gente, mi verrebbe da dire l’amore se non rischiassi di passare per retorico. Ma io colgo le emozioni del San Paolo, la loro ammirazione nei miei confronti: e questo ha un peso enorme per me, come lo avrebbe per chiunque altro. Io qui sono felice».
In casi del genere, s’abbonda con il simbolismo: un leader, una bandiera.
«Certe definizioni penso sia giusto le diano gli altri, caso mai i tifosi».
Domani a Ginevra c’è una vetrina niente male.
«Il Barcellona è stata la squadra più forte del Continente; c’è stato un periodo in cui il Mondo era incantato da quel calcio; ci si è interrogati su quale fosse stata la formazione più entusiasmante della storia del football. Molti di quegli interpreti sono rimasti e dunque pensare che quella in Svizzera sia un’amichevole sarebbe un errore enorme. E’ un appuntamento rimarchevole di quest’estate, è una sfida che avrà contenuti tecnici di grandissimo livello e che vogliamo affrontare come una partita vera».
L’11 agosto al San Paolo rivedrà Cavani e Lavezzi, più il matador che il pocho, fors’ancora in vacanza.
«Ragazzi straordinari con i quali abbiamo condiviso momenti bellissimi. Ci sentiamo poco ma ci messaggiamo molto; però sono persone straordinarie. Ripenso a ciò che scrivevate, al trio delle meraviglie, ai tre tenori: non nascondo che ci facesse piacere, perché abbiamo vissuto con loro delle stagioni entusiasmanti. E’ stata una fase ricca di soddisfazioni per noi, per il Napoli».
Giochiamo sul mercato, se le va…
«La premessa è: i calciatori devono fare altro, certe valutazioni spettano ai dirigenti».
Però qualcosa è cambiato, altrove.
«Ma noi, se allude agli acquisti del Napoli, eravamo già forti prima e lo siamo anche adesso e non è certo semplice andare a cercare uomini che possano rinforzare un organico così vasto e completo. E poi circolano certi prezzi: 30-40 milioni di euro. Noi come società abbiamo un nostro profilo. E siamo competitivi come un anno fa; ma avendo adesso dodici mesi in più di conoscenza nella testa. E questo è un bel vantaggio. Poi sarà il campo a dire chi sarà stato il più bravo…».
E secondo il «vecchio» Hamsik cosa dirà?
«Che la Juventus e la Roma, rimaste di altissimo spessore, non potranno ripetersi a quei livelli stratosferici: entrambe hanno realizzato delle imprese, andando quasi oltre i limiti umani. Dovrebbero tornare sulla terra, almeno così penso. Noi abbiamo realizzato una marea di punti, segnato oltre cento gol: voglio dire che pure per il Napoli è stato un anno vibrante, nel quale va aggiunta la conquista della Coppa Italia, alla quale siamo arrivati dopo aver superato Atalanta, Lazio, Roma e in finale la Fiorentina. Non mi sembra poco».
Siete più vicini, dunque?
«Sarà un campionato più equilibrato. Non penso possa esserci una spaccatura così netta, un divario così enorme. Bisogna aspettare almeno che si giochino un po’ di partite per capire cosa ci sia di nuovo rispetto al passato».
Alle spalle è comunque cresciuta la concorrenza.
«Mi ha impressionato l’Inter, che ha fatto una campagna acquisti rilevante e sin da queste prime amichevoli ha dimostrato di star bene, di sapere cosa vuole, di poter entrare di diritto tra le pretendenti allo scudetto. E poi c’è la Fiorentina, che a dire il vero c’era già: avrà Pepito Rossi e Gomez, che ha perso per tanti mesi, e ha una struttura collaudata come la nostra. Ci sarà da divertirsi».
Per sei stagioni Hamsik è andato in doppia cifra…
«Penso di potercela fare di nuovo. Mi auguro solo di star bene. Io sono abituato a segnare, è la mia natura che mi trascina in avanti, però non ho mai vissuto questa condizione come un’ossessione e l’astinenza dell’anno scorso non ha rappresentato alcun pregiudizio. Certo, mi mancava il gol, mica posso negarlo…».
Cosa è mancato al Napoli nei momenti-chiave?
«La solita continuità nei risultati. Siamo venuti meno in gare apparentemente morbide, non abbiamo quasi mai fallito quelle con le grandi: vero che perdemmo a Torino con la Juventus e a Roma, ma abbiamo vinto a Milano con il Milan e a Firenze; battuto i rossoneri qui al San Paolo e con la Lazio sia all’andata che al ritorno, e con Juventus e Roma pure in casa da noi. La differenza l’hanno fatta alcuni episodi nella fase d’avvio e quando poi ti ritrovi staccato, a dicembre, fatalmente viene meno qualcosa».
Diciamo, sostanzialmente, il solito problema?
«E’ stato ricorrente, vero, però non si possono sottovalutare i successi e il ruolo da protagonista che abbiamo avuto. Sempre. Aggiungerei che nella passata stagione siamo stati vittime di una catena di accidenti traumatici senza precedenti…Ma il Napoli ha lottato sistematicamente al vertice: chiaro che l’ambizione della gente è quella di vincere, ma il discorso vale anche per noi. Le due Coppe Italia sono state gratificazioni intense, enormi, ma non ci bastano, vogliamo altro».
Per esempio, lo scudetto.
«Noi puntiamo principalmente al campionato, se è questo che vuole scoprire. Ma sappiamo che ci sarà concorrenza agguerrita. Però siamo qui per questo, anche se in questo momento il pensiero è tutto per le due gare dei preliminari di Champions: saranno fondamentali».
Il primo Hamsik stagionale è piaciuto.
«Anche a me. Devo dire che ho capito di essere già in discrete condizioni di forma e m’è venuto naturale giocare in quel modo».
Deve anche dire che con quelle scarpette arancio era impossibile non notarla.
«Uno slancio giovanile: lo sa quanti anni ho?».
Fonte: Corriere dello Sport
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