Nel giorno delle incertezze e dei misteri, di silenzi assordanti e (chissà quanti) saluti, la certezza ha il nome, il cognome e la cresta di Marek Hamsik. Alta, altissima la spazzola di capelli, e soprattutto azzurra come mai. «Io voglio scrivere la storia del Napoli».
AMORE E RISPETTO – E allora, eccolo il futuro. Un pezzo, un cardine, una base sulla quale costruire la prossima stagione e magari tante altre ancora. Il ritorno in Champions, dalla porta principale, ha il volto e il sorriso inconfondibile di questo slovacco arrivato bambino e diventato uomo con una maglia che sente sua come poche altre cose. «Io come Zanetti per l’Inter?» . Sì, lei come il Pupi: una bandiera. Ma non il capitano, almeno per il momento: «La fascia è di Paolo» . Paolo Cannavaro, certo. «E’ giusto che la tenga lui. E’ lui il capitano del Napoli» . Hamsik, invece, è un innamorato cronico nonché una colonna del club.
TATUAGGIO CHAMPIONS – Totalmente identificato, nella squadra e nella città; nel tessuto sociale di un luogo che sente casa come la Slovacchia: non è un caso che abbia acquistato una villa nei dintorni del centro sportivo di Castelvolturno, e neanche che si sia tatuato la data della nuova Champions. Sì, l’effige della vittoria di Bologna, quella dell’aritmetico secondo posto molto europeo, campeggia ora sul murales di carne, ossa e muscoli che è il suo corpo. E non è un caso anche che ieri sera, al Nabilah, il locale che gli azzurri hanno scelto per festeggiare tutti insieme il nuovo inchino alla regina delle coppe, abbia ballato e cantato con tutta la gioia e l’euforia possibili.
TOP 11 – Scatenato, Marek. In borghese come in campo: per ora, con 14 assist, due più di Totti, è leader di questa speciale classifica della Serie A, e la doppia cifra è consolidata anche in fatto di gol. Sono 11 in totale i marchi a fuoco del punk del calcio, fermo restando il colpo di cresta che propiziò l’autogol di Borja Valero con la Fiorentina. Ma non finisce così: quella di ieri è stata la presenza numero 37 in campionato, significa non solo che Hamsik le ha giocate tutte, ma che è entrato nella top 11 delle presenze di tutti i tempi con 261 gettoni collezionati. Numeri super con il rendimento decisamente migliore da quando gioca nel Napoli.
NIENTE ADDIO – Ecco, un concetto che vale la pena approfondire: perché lui è azzurro da sei anni, dal 2007, e tale sarà il suo colore anche il prossimo anno. Marek ci sarà, nessun dubbio: ma gli altri? Non è che ieri Mazzarri e Cavani hanno fatto il giro di campo dei saluti e partecipato alla festa d’addio al San Paolo? «Io non l’ho guardato come un saluto, ma come una gioia. Un festeggiamento per un grande secondo posto. Non l’ho visto come un addio» . Lo dice e, probabilmente, in cuor suo lo spera in tutti modi, considerando soprattutto il grande, anzi infinito legame con il tecnico. Si vedrà.
LA DEDICA E LA STORIA – Nel frattempo, meglio le celebrazioni. Del popolo azzurro, in primis: «Ci tenevamo a battere il Siena e a vincere, così da concludere nel migliore dei modi la stagione davanti al nostro pubblico. I tifosi meritano ogni tipo di gioia, ci seguono sempre, ovunque. Per fortuna ce l’abbiamo fatta, e bene o male, pur rischiando qualcosa nel finale, siamo riusciti a portare a casa anche questo successo».
Grazie a lui, verrebbe da dire. Grazie a quel tocco sopraffino a coronamento del solito, micidiale inserimento di cui è maestro. E ora, non resta che provare a battere anche la Roma all’Olimpico e dunque concludere il campionato con il record di punti. Meglio del Napoli di Maradona: «Sono statistiche che fanno piacere, perché ci consentirebbero di entrare nella storia e di essere ricordati per sempre dalla gente. Ci teniamo per questo».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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