Pronti per il rush finale. Sono in ventidue (esclusi i due portieri di riserva) e chi più, chi meno, ha contribuito a fare del Napoli la più seria rivale della Juve per lo scudetto ed ora la più accreditata ad una qualificazione diretta in Champions. Resta evidente che esiste uno zoccolo duro, il cosiddetto gruppo dei «fedelissimi» o «titolarissimi» , e poi una serie di calciatori di scorta chiamati in causa di volta in volta. Probabilmente proprio da quest’ultimi è venuta a mancare la spinta nei momenti più delicati. Un po’ come era successo nella passata stagione. Il Napoli ha sofferto i turn over in Europa League come in Coppa Italia, competizioni nelle quali l’eliminazione precoce si è ripercossa anche sul morale dell’intero spogliatoio. Il presunto potenziamento nei doppi ruoli, tra gli obiettivi primari del mercato estivo, si è rivelato tale sono in parte. La squadra è andata in affanno in quasi tutti i reparti. Ed a gennaio, pur rimediando attraverso cessioni ed acquisti, non c’è stato tempo per ricevere dai nuovi arrivati l’apporto sperato. Eppure, nonostante tutto, Mazzarri è riuscito ad ottimizzare al massimo l’organico a sua disposizione. La squadra ha viaggiato ad una media superiore a quella della scorsa stagione; ha saltato a piè pari la vicenda (e le assenze) legata a Cannavaro e Grava; è stato lanciato in orbita Lorenzo Insigne; ha mandato al record personale di reti in un solo campionato, Gokhan Inler (5); ha cooptato in un lampo, sia Behrami che Gamberini; ha consacrato Marek Hamsik nel ruolo di incursore; ed infine, ha consentito a Cavani, escluso l’ultimo periodo, di schizzare in testa alla speciale graduatoria dei bomber. Bilancio più che positivo, pur se restano i rimpianti per una serie di occasioni mancate per fare agevolmente meglio. Ma ora dai ventidue si attende l’acuto finale: restare a ridosso della Juve in classifica e respingere l’assalto del Milan alla seconda poltrona.
IL RECORD – Pur criticato dopo le ultime prestazioni, Gokhan Inler ha messo insieme ben 27 presenze pari a 1918 minuti giocati e cinque gol realizzati che rappresentano il suo tetto massimo mai raggiunto finora. Lo svizzero ha fatto coppia con il connazionale Behrami (una presenza in meno) che però è stato in campo più tempo (2076′). Osservando il minutaggio dei loro sostituti si nota come l’alternanza sia stata molto relativa: Dzemaili, 25 presenze di cui 15 subentrato dalla panchina per 1.183 minuti accumulati e Donadel, 4 presenze appena per un totale di 119 minuti giocato, meno di due partite intere.
GLI ESTERNI – Zuniga è stato costretto a cimentarsi di nuovo a sinistra per 25 gare, superando la soglia dei duemila minuti giocati (Dossena ceduto al Palermo a gennaio; Armero, invece, impiegato a singhiozzo, solo 7 presenze) mentre Maggio in campo per 23 partite, scavalcando anche lui la soglia dei 2 mila minuti. Relativo, invece, l’apporto di Mesto, solo 7 presenze, seppure sia stato autore di una buona prestazione a Genova. E sugli esterni, il Napoli è risultato meno incisivo dello scorso campionato.
GIOVANI E NUOVI ACQUISTI – C’è stato un minimo di gloria anche per Roberto Insigne: debutto in A con il Palermo seppure per tre minuti. Una presenza anche per Calaiò arrivato da Siena con ben altre aspettative. Idem per Rolando (2 presenze appena) e la promessa El Kaddouri che è subentrato dalla panchina tre volte mostrando di avere delle qualità ma non incidendo sulla partita. Infine, Radosevic convocato nella nazionale croata, nel Napoli di Mazzarri non ha fatto ancora il suo esordio.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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