Sliding doors: ma quella volta, nell’estate del 2007, le porte scivolarono via velocemente e a scegliere il proprio destino non fu Marek Hamsik. E’ Napoli-Inter ed è una storia che ritorna, che rimette assieme il percorso di quel talento a cresta alta nell’Olimpo calcistico: in principio, la strada pareva tracciata, direzione Milano, ma poi accadde qualcosa, mistero verrebbe da dire, e ci fu inversione di rotta. Il 31 maggio di quell’estate scadeva l’opzione che l’Inter custodiva sul talento dell’Est di stanza a Brescia: bisogna solo esercitare quel diritto e portarsi a casa un geniaccio che qualcosa aveva già mostrato. Il Napoli se ne stava nascosta dietro la finestra, aspettando: Pierpaolo Marino era andato a vedere una partita delle «rondinelle», cercava Milanetto, s’innamorò di Hamsik e, il primo giugno, quando l’Inter s’era irrimediabilmente eclissata, la proposta. Cinque milioni e mezzo per avere quel fenomeno, un po’ trequartista, un po’ mezzala, un po’ mediano e un po’ regista: tuttocampista, direbbero. E, manco il tempo di portarlo al San Paolo, che Reja trovò l’accostamento: «E’ un po’ Gerrard e un po’ Lampard. Sa sempre dove finisce il pallone e lo sa prima degli altri; sa attaccare lo spazio come pochi». Per tre stagioni, Hamsik ha rappresentato addirittura il capocannoniere del Napoli (quello di Reja e poi quello – per pochi mesi – di Donadoni). Poi è arrivato Cavani, ma Hamsik ha continuato ad essere Hamsik: sempre in doppia cifra, sempre una valanga di assist, sempre intuizioni geniali e poi un contratto sino al 2016. Tutto Hamsik s’è confessato a Sky: e oltre il vetro di quelle porte, c’è un campione che rivela se stesso.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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