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Hamsik: “Fieri di essere lassù”

Lo slovacco: "Siamo stati bravi a sbarazzarci del Catania"

Il Giovin Signore è un fenomeno di compostezza che in quell’otto volante confezionato per arrivare lassù intravede la felicità e la gioia di esistere però con moderazione: «Noi pensiamo a noi stessi, ma è certo che siamo orgogliosi». Il piccolo principe che va in giro a cresta alta è un veggente o anche un mago, un uomo capace di intuire le traiettorie: e in quel geniaccio che sfila per il San Paolo, mentre intorno è il diluvio, ciò che resta impressa nella pelle è la capacità di starsene tranquillamente sulla riva, aspettando che la Signora colga il suo messaggio. «Ora non molliamo, non dobbiamo mollare, non vogliamo mollare». Si scrive Hamsik e si legge un calcio da intellettuali che tracima da quel cervellone d’un venticinquenne nato “vecchio” e divenuto in fretta leader: ottava rete in campionato – con partecipazione seria alla deviazione di Borja Valero nel successo interno con la Fiorentina – e poi l’intelligenza di essere decisivo sempre, quasi spesso, stavolta sicuramente nei momenti topici, con il tap in che schioda il Catania dalla sua lettura difensiva e poi con l’assist che certifica il primo posto. «Sapevamo che sarebbe stata una gara dura ma l’abbiamo sbloccata con una ventata nel finale del primo tempo. A questo punto, bisogna insistere e continuare su questa strada». 

IL CONTE E IL SIR – Lo chiamerete sir, avendolo qualcuno (Reja, in principio) avvicinato un po’ a Gerrard e un po’ a Lampard: e pure stavolta è lampante che l’accostamento non fu irriverente, che in quel talento Marekiarissimo ci sono i geni d’un centrocampista straordinario nella sua semplicità. La prima palla è un serpente che striscia sull’acqua, una pallaccia che Zuniga vorrebbe spedire nell’angolo lontano e che invece vaga nell’area: laddove c’è Hamsik; e la seconda, è una traiettoria perfida, scivolosa, domata con cura, poi sistemata sul destro e a seguire sul sinistro, buono per scovare Cannavaro davanti alla porta sguarnita. «Era complicato ma abbiamo avuto la capacità di colpire quando ce n’è stata l’occasione». E’ Juventus-Napoli a distanza assai ravvicinata, è un testa a testa che almeno sino alle dodici e trenta di oggi vivrà, è un antipasto del primo marzo, è un confronto serrato tra pretendenti seri al titolo che si stimano, è una pioggia di complimenti da contenere, tra cui quelli di Antonio Conte, è un Hamsik che apre l’ombrello e para qualsiasi cosa, persino le lusinghe del tecnico avversario. «Le sue parole? Noi dobbiamo soltanto raccogliere il maggior numero di punti possibile e non pensare alla Juventus. Il campionato è lunghissimo, resta ancora molto da fare, ma noi siamo fieri di questo primo posto, di questa posizione». 
SFIZIO CAPITALE – La Juventus è la “nemica” carissima, l’avversaria da battere, la favorita per lo scudetto: e mentre il primo marzo sembra l’unica data cerchiata d’azzurro nel cielo di Napoli, il self control di Hamsik induce a frenare, a dare un senso al resto della stagione, a procedere con equilibrio verso quella montagna incantata che è l’Everest del campionato. «Siamo stati bravi a liberarci del Catania, che ha dimostrato la sua forza e le sue capacità di club solido e compatto. Era un match difficile ma ce l’abbiamo fatta. Però adesso bisogna concentrarsi sulla Lazio. Per quanto mi riguarda, ho tanti anni davanti a me e penso a migliorarmi sempre, sapendo di poterlo fare. Per il resto, mi pare sia evidente che questo Napoli non voglia accontentarsi mai ». Chiaro, anzi Marekiarissimo. 
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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