Il Giovin Signore è un fenomeno di compostezza che in quell’otto volante confezionato per arrivare lassù intravede la felicità e la gioia di esistere però con moderazione: «Noi pensiamo a noi stessi, ma è certo che siamo orgogliosi». Il piccolo principe che va in giro a cresta alta è un veggente o anche un mago, un uomo capace di intuire le traiettorie: e in quel geniaccio che sfila per il San Paolo, mentre intorno è il diluvio, ciò che resta impressa nella pelle è la capacità di starsene tranquillamente sulla riva, aspettando che la Signora colga il suo messaggio. «Ora non molliamo, non dobbiamo mollare, non vogliamo mollare». Si scrive Hamsik e si legge un calcio da intellettuali che tracima da quel cervellone d’un venticinquenne nato “vecchio” e divenuto in fretta leader: ottava rete in campionato – con partecipazione seria alla deviazione di Borja Valero nel successo interno con la Fiorentina – e poi l’intelligenza di essere decisivo sempre, quasi spesso, stavolta sicuramente nei momenti topici, con il tap in che schioda il Catania dalla sua lettura difensiva e poi con l’assist che certifica il primo posto. «Sapevamo che sarebbe stata una gara dura ma l’abbiamo sbloccata con una ventata nel finale del primo tempo. A questo punto, bisogna insistere e continuare su questa strada».
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