E pensare che proprio alla vigilia della sfida con l’Udinese aveva accusato un leggero risentimento, un fastidio che avrebbe potuto condizionarlo in partita. Invece Hamsik ha stretto i denti ed è sceso in campo regolarmente giocando una partita straordinaria. È il leader del nuovo Napoli, un leader per lo scudetto. La fascia di capitano contro l’Udinese, ulteriore responsabilità. Marek il giovane vecchio ci è ormai abituato. Tra l’altro la indossò a ventidue anni per la prima volta e resta il capitano più giovane della storia azzurra. «Lui è un fuoriclasse nella mente, sempre utile non pensa mai a se stesso ma alla squadra e sono questi i giocatori che vorrei sempre. Sì, adesso sta diventando sempre più un leader», le parole di Mazzarri che sanciscono la sua definitiva consacrazione.
Via Lavezzi, il tecnico gli ha consegnato il Napoli. Senza il Pocho il suo ruolo è diventato sempre più fondamentale, gioca in maniera diversa rispetto al passato, adesso è ancora più nel vivo del gioco, sempre. E tocca un’enormità di palloni, quello che ne riceve e ne gioca di più insieme a Inler. Il centrocampista-attaccante, Marek interpreta alla perfezione il doppio ruolo. In fase di non possesso va a fare il quinto centrocampista, quando il Napoli attacca diventa pericolosissimo, segna e fa segnare. Tre gol in campionato, ha sbloccato le partite con Palermo, Fiorentina e Udinese. Sempre più leader degli azzurri e ora anche più tignoso, ammonito per proteste contro i friulani: un giallo che gli è costato 1500 euro proprio perchè capitano, questa la decisione del giudice Tosel. Cresce sempre più Marek, ora Gerrard e Lampard non sono più lontani, si è ridotta la distanza con i due fuoriclasse di Liverpool e Chelsea, forse del tutto azzerata. Lo slovacco è tra i centrocampisti offensivi più forti del mondo, il più forte in assoluto per la sua capacità di inserirsi con i tempi giusti e di colpire.
Una cresta nuova di zecca, se l’è fatta ricrescere dopo aver tagliato i capelli a zero per la vittoria in coppa Italia contro la Juventus. Ora il look è un po’ diverso, la grinta ancora maggiore. Hamsik stakanovista come Cavani, il Napoli e la Nazionale. Si è aggregato alla Slovacchia, capitano anche della sua nazionale che lotta per un posto ai mondiali 2012 in Brasile. «Adesso ci sono gli impegni internazionali ma torneremo carichi per Torino», dice. La sfida è già lanciata: Hamsik alla Juventus ha segnato sei reti in 16 sfide (solo al Palermo ha segnato di più, sette gol). Storica la doppietta a Torino, quella che regalò il 3-2 in rimonta agli azzurri, partita che si giocò il 31 ottobre 2009, di sabato alle 18. Storico anche il suo gol nella finale di coppa Italia, quello del 2-0 che chiuse la sfida.
Hamsik per il Napoli come Pirlo per la Juve, fondamentale. I due uomini squadra, anche se in ruoli diversi e con caratteristiche diverse, i due che in campo rappresentano un costante punto di riferimento. Decisivi anche nell’ultimo turno di campionato, tutti e due hanno «aperto» le sfide contro Siena e Udinese. E’ partito fortissimo, mai così bene in questi sei anni di Napoli, tre gol nelle prime sette giornate: può arrivare in doppia cifra. I gol sono la ciliegina di un rendimento al top, completo Marek, fase offensiva e difensiva, riesce a fare tutto con grande naturalezza. Legge la giocata in anticipo, questa la sua qualità migliore, capisce un attimo prima quello che deve fare. Un giocatore che tutti gli allenatori vorrebbero avere, il compagno di squadra ideale, negli spogliatoi condivide il posto più vicino con Maggio, stesso carattere, stessa serietà professionale.
Il sesto anno, quello più importante, Marek il nuovo leader all’inseguimento del sogno scudetto. La Juve è avvertita, Hamsik può essere l’uomo in più. Sempre.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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