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Hamsik: “Entrerò nella storia del Napoli quando avrò vinto lo Scudetto. Insegnerò calcio ai bambini in Slovacchia quando smetterò”

Il capitano del Napoli ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano "Repubblica"

Il capitano del Napoli Marek Hamsik ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano “Repubblica”:

Era un ragazzino quando arrivò dal Brescia: ora ha superato i trent’anni e qualche rimpianto magari l’avrà avuto…

Mai, non ho scelte da rinnegare, sto facendo la carriera che desideravo e che mi sono costruito. A petto in fuori. L’azzurro è stato il colore dallo Slovan di Bratislava, la mia prima squadra, della Nazionale slovacca e anche del Napoli. Era destino. Questa maglia è diventata la mia seconda pelle, mi gratifica essere considerato una bandiera”

Undici stagioni. Qual’è il ricordo più bello?

“La prima Coppa Italia, erano tantissimi anni che i tifosi stavano aspettando una vittoria del Napoli”

E il più brutto?

“La notte dell’Olimpico, con la tragedia di Ciro Esposito. Andammo in campo e vincemmo per lui, ma senza un sorriso. Nessuno di noi aveva voglia di festeggiare, mi è rimasta dentro l’atmosfera lugubre vissuta all’interno dello stadio”

Presto batterà il record di gol di Maradona e quello di presenze di Bruscolotti. La sua missione di entrare nella storia del Napoli è quasi compiuta?

“Macchè. La mia missione sarà compiuta solo con la vittoria dello scudetto. Deve essere quello il punto di arrivo della mia lunga storia con il Napoli. Poi potrò voltare pagina e dedicare un pò più di tempo alla mia scuola calcio, che ho già inaugurato in Slovacchia. Ho decido di insegnare ai bambini come si diventa un calciatore, quando smetterò col pallone”

Serviranno carisma e tempra da leader. Hamsik li ha?

“Giudicate voi. Secondo me si può esser leader in molti modi e io ci provo dando l’esempio ai miei compagni, in campo e fuori. Ci pensa Sarri a sbattere i pugni sul tavolo, nel nostro spogliatoio”

Pure Hamsik ha fatto un bel viaggio, però: 476 presenze e 114 gol con la maglia del Napoli, dal 2007 ad oggi

“Mi guardo dietro e ne sono orgoglioso, non è da tutti legarsi a vita alla stessa squadra, specie nel calcio moderno. Nel mio caso è stato semplice: sentivo che Napoli era il posto giusto per me e ho voluto che lo diventasse, a tempo indeterminato. Non me ne frega del gol perduto: prima segnavo di più e la mia squadra non vinceva, ora sta accadendo il contrario e sono il giocatore più felice del mondo. Il record di Maradona  non mi assilla: se arriva oggi contro il Torino è una soddisfazione in più, nient’altro. Diego rimarrà comunque insuperabile, veniva da un altro pianeta lui”

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