Gli affari veri, gli affari d’oro, li ha fatti quell’uomo che gridava gelati. E granite: con tanto di carretto, come quello della canzone, e un’invidiabile spirito d’iniziativa. E allora, la carica dei mille in un giorno di ordinaria follia. Sana follia d’amore: un migliaio di persone in festa in attesa dei giocatori, costretti però ad andare via da un’uscita secondaria per motivi di sicurezza. Depressione vietata, altro che storie: e la sconfitta dell’Olimpico con la Lazio? Ma chi se ne frega. Il popolo azzurro di Pasquetta ha deciso di invadere, pacificamente, i prati e il viale ai margini del centro sportivo di Castelvolturno armato di crema solare, attrezzi da pic-nic, sciarpe della squadra del cuore e infinita passione. I più furbi, magari gli amanti del comfort, si sono assicurati strategiche prenotazioni ai tavoli del ristorante dell’albergo che bacia casa Napoli, ma il senso è un altro: è arrivata immediata la risposta all’appello lanciato da Ezequiel Lavezzi: «Tanti non credono più nel terzo posto, noi si!». Anche loro, Pocho.
IL PATTO -Se n’è accorto, Eze l’argentino. La sua provocazione ha fatto centro: Napoli è viva. Come il Napoli. «Non molliamo» , il confortante slogan annesso al messaggio diffuso come abitudine consolidata via web. Un segnale importante. Un atto di responsabilità: non si nasconde Lavezzi, non si nasconde la squadra. Che sin dalla domenica di Pasqua, e dunque poche ore dopo la serataccia dell’Olimpico, è tornata in campo per preparare la partita di domani con l’Atalanta. Lavoro sul campo e poi via in confessionale: faccia a faccia, Mazzarri e i suoi ragazzi, per il nuovo patto di sangue azzurro. Del tipo: inseguiamo il terzo posto sino alla fine.
LA PROMESSA – Ed è più o meno il senso delle parole di Lavezzi: «Mancano sette partite e non molliamo. Ce la metteremo tutta». E poi, la frase che gira, o forse che ha girato come una chiave nel cuore della gente: «Noi ci crediamo». Si ricomincia da sei, allora. Da meno 6 punti che, nelle intenzioni, non hanno azzerato le speranze del Napoli. Tutto è più difficile, certo, è inutile negarlo, ma attraverso le parole del suo leader, la squadra ha ribadito che non si fermerà. Che non si darà per vinta sino alla fine. E’ una promessa. E ieri i tifosi hanno dimostrato di non essere da meno.
LA RABBIA – All’appello di Lavezzi, tra l’altro, ha fatto eco anche lo sfogo di Marek Hamsik. Uno slovacco furioso, grintoso e con le idee altrettanto chiare. A partire dalla sfida con la Lazio: «Non spetta a me parlare dell’arbitro, ma c’era il rigore per il fallo su Pandev. E anche il mio gol era regolare: è stato segnalato un fuorigioco di Cavani che non c’era. La partita, poi, è stata decisa da un gol bellissimo di Mauri». Bum. E via con il raddoppio: «Abbiamo ancora sette turni di campionato davanti: lottiamo per il terzo posto». Geronimo. Segnali molto, molto confortanti: il Napoli non ha alcuna voglia di recitare la parte del pugile suonato, in confusione. No. «Abbiamo perso le ultime due partite, d’accordo, ma dobbiamo andare avanti». A cresta alta, Hamsik.
L’INCONTRO – A completare il quadro degli attaccanti, storie e frammenti di Pandev e di Cavani: il macedone è carico come i mille tifosi che hanno acclamato i giocatori e farà di tutto per cominciare dal primo minuto anche domani al San Paolo; il Matador, invece, è parso placido e sereno come sempre – come sempre pacifico ma con la brace dentro, ovviamente – e ieri ha anche incontrato, per un saluto, un gruppo di evangelici, fedeli come lui, riuniti in convention in uno dei saloni dell’albergo all’interno del centro sportivo di Castelvolturno.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.