Eppure sembra un’eternità: ma è il cronometro che corre in fretta, novanta più novanta più novanta ancora, e sistema il tempo in un frullatore. 1 ottobre, in fin dei conti un dettaglio della propria vita calcistica, un boccone di calcio, rispetto al passato, ai digiuni più seri, il retaggio d’una normalità che un uomo straordinario porta con sé. Dov’eravamo, Marek? San Siro, una notte a far la stella, il lancio di Lavezzi nel taglio, il piattone per saltare Julio Cesar ed entrare di diritto nella storia: cinquantesima rete con la maglia del Napoli, l’autografo solenne su una vittoria sontuosa e la zampata per cancellare il rigore sbagliato nel primo tempo, però ribattuto in porta da Campagnaro.
ASTINENZA – Tutto fa Hamsik, persino il silenzio prolungato: perché uno come lui, che t’abitua con un rendimento da goleador consumato, se tace alimenta il caos assordante della preoccupazione. Cinquanta reti in quattro stagioni e qualche briciola di partita ancora, una media da star che stride con l’oblio d’un istante perduto: cinquantasette giorni stasera, cosa volete che siano per un centrocampista? E invece, è una spia che s’accende tra le tenebre, un segnale del destino che s’è messo di traverso e ha deciso di giocare contro: palo contro il Manchester City, dopo aver danzato e giocato con Kolarov, basterebbe questo a rimuovere ogni incrostazione. « L’ho mancato per una questione di centimetri: ho visto il portiere andare giù a destra, io ho calciato a sinistra. Peccato. Ma è stata una splendida serata, in una atmosfera favolosa creata dai nostri tifosi. Io penso alla vittoria, ai tre punti ».
L’ATTESA – C’è da pensare, eccome, tra un messaggino e l’altro inviato ai propri fan attraverso quel sito ch’è un megafono o persino lo specchio dell’anima liberata ormai dalla preoccupazione per Martina e Christian (« il successo sul Manchester City è stato un ottimo balsamo per l’inconveniente e ora va tutto bene ») e in quel mouse a portata di mano c’è il futuro che attende: « Nulla è conquistato, in Champions. La decisione arriverà dal duro duello con il Villarreal ».
LA FIRMA – La colonna sonora dell’esistenza è in quella musica emozionante che fa da eco quotidiano, però ci sarà da aspettare ancora un po’ prima di giocarsela a «el Madrigal» e in questo cono di luce gioiosa in cui finiscono l’Atalanta, la Juventus e il Lecce può persino scapparci la solennità di un rinnovo largamente annunciato da un De Laurentiis sempre prodigo d’attenzioni per «un calciatore fortissimo, ma soprattutto per un ragazzo educatissimo».
IL VICERE’ – I numeri non mentono e vabbé se per una volta il mondo gira all’incontrario bisognerà pur farsene una ragione: perché tra le pieghe dei precedenti, il «vecchio» Hamsik se la passava assai peggio di quello attuale, eppure alla fine chiuse con cifre da goleador provetto, nove reti il primo anno, nove pure nel secondo, addirittura dodici nel terzo, prima di essere «degradato» a viceré nella passata stagione – ma con undici gol – dal quel ciclone di Cavani. Il frammento di un quinquennio luminoso resta ai margini di quest’Hamsik straripante: e il primo ottobre resta ancora dietro l’angolo, con l’eco dell’urlo di San Siro che giunge persino ancora nitida. Cosa volete che siano settecentotrentacinque minuti di vuoto tra quella catasta di cinquanta reti?
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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