La vocina che s’alza fuori dal coro, si prende quel San Siro ormai deserto e diventa un’eco, un passaparola, un elemento di discussione: parla Hamsik, che in realtà dice, perché scova tra le pieghe della partita e di uno 0-0 altrimenti degno, in casa del Milan, una nota stonata. « Dispiace, perché abbiamo creato quasi niente ». Detto così, sa di autocritica bella e buona, un atto di (inusuale, per il calcio) onestà intellettuale che quel giovanotto con la testa di un trentenne e gli occhialini da professore esibisce con la stessa leggerezza delle sue veroniche tra le linee. « Eh sì, non riuscivamo ad arrivare al tiro ».
MEA CULPA – E allora, mea culpa, battendo il petto tre volte ed invocando poi il legittimo impedimento d’un Napoli che non vince da Palermo, che per la seconda partita consecutiva non riesce a segnare, che ha rallentato e non è più riuscito ad accelerare, per riavvicinare il quinto posto, per non staccarsi dalla Roma. E poco importa che stavolta si fosse a San Siro, la Scala del calcio, e bla-bla-bla sulla pressione psicologica, sulla consistenza dell’avversario, sul turn-over: Hamsik ha talento pure quando parla, evita le banalità come quando gioca, si prende il microfono come se fosse un pallone e lo tiene per sé (e per gli altri), fornendo interpretazione personale sulla pareggite che affligge ormai il Napoli da un mesetto o giù di lì. « La verità è nei numeri: non riusciamo a vincere, però ci sta. Abbiamo qualche difficoltà ».
SERENAMENTI- I «casi» si aprono e si chiudono e pure i periodacci: e Hamsik, fatta la doccia che porta via le scorie d’un pareggio che allo slovacco lascia un bel po’ di amarezza dentro e fuori, la butta sulla statistica, ma anche sulla casualità. « Perché chi gioca al calcio e chi lo segue sa bene che può andare così. Però stiamo pareggiando troppe partite, persino in casa dove in genere vincevamo. E ciò comporta inevitabile ritardo in classifica. Quei punti pesano, maledizione, ma non è il momento di fasciarsi la testa. La stagione va avanti ».
QUEL CHE DI BUONO… – Le luci spente di San Siro inducono ad un percorso malinconico tra quel che poteva essere e non è stato e ad Hamsik, che ha memoria lunga e corta, la radiografia di questo 2012 viene giù di slancio, come un dribbling secco dei suoi: « Dopo l’espulsione di Ibrahimovic, abbiamo creato quasi niente. Il Milan ci ha creato problemi tra le linee, non riuscivamo ad affondare, né tanto meno ad arrivare al tiro da lontano. Ma le gare sono queste e vanno prese per come si sviluppano. Peccato, un po’ dispiace per il risultato, ma bisogna guardare avanti. E, sottolineare, che non abbiamo sofferto più di tanto; che ai nostri avversari abbiamo concesso poco e che la crescita della fase passiva è stata indiscutibile ».
CIN CIN IN COPPA – Il futuro è un orizzonte accattivante come la Toscana, ma al di là della semifinale di Coppa Italia, già si avverte la colonna sonora dell’esistenza, quella Champions inseguita e conquistata con la maglia del Napoli e tra un po’ – un colpo di tosse, un battito di ciglia – da difendere, pardon da attaccare in perfetto stile Hamsik. « Peccato, perché non siamo stati in grado di arrivare al tiro, né di superare la loro organizzazione difensiva ».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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