Un anno dopo, è un’altra storia ed è anche un altro Napoli: senza l’«assillo» (piacevolissimo) della Champions e dunque privo d’uno stress che consuma il cervello ancor prima delle gambe. Clamoroso al Cibali, stavolta c’è il Napoli-1, con i suoi titolarissimi risparmiati in Europa League, con la sua struttura base (che poi sarebbe quella portante), con la sua fredda determinazione a uscire dalle secche di precedenti che l’inchiodano: però, il 29 ottobre del 2011, in quell’inferno, il Catania era di fronte e il Bayern Monaco era nella testa, un tormento, un tarlo, un trapano perforante, invisibile e però fastidioso. E quanto: finì 2-1 e s’aprì il processo a Fideleff e a Fernandez, a Santana espulso troppo in fretta e a Mascara, alla consistenza del cosiddetto Napoli-2 che stavolta ne ha rifilate quattro all’Aik e s’è portato il lavoro avanti.
DIFESA – Picciotto, quanto lavori! E sono centoquarantacinque, per Salvatore Aronica: lo stakanovista del Napoli, il ragazzino di trentaquattro anni che s’è ripreso il centro-sinistra difensivo e non lo molla neanche con una caviglia gonfia così. C’era con il Parma, c’era con l’Aik, ci sarà al «Massimino», perché quando il dovere chiama lui risponde. Si riparte e si torna all’antico, con De Sanctis (a proposito: una saltata in coppa Italia con il Cesena nella passata stagione; un’altra a Firenze; la terza l’altro giorno: ecco un altro che non molla mai) che afferra i pali e Campagnaro e Cannavaro a completare un pacchetto di «anziani» che però sanno come si resiste all’usura del tempo.
MEDIANA – La «rivoluzione» studiata a tavolino, ben prima che cominciasse la stagione, prevede innesti ovunque e freschezza di cui giovarsi sia in campionato che in Europa League: a Catania, per non incorrere nei pericoli generati dall’acido lattico, si rimescola il sistema (ancora centrocampo a quattro, con la presenza del trequartista), si infilano dentro Maggio sulla corsia di destra e Zuniga su quella di sinistra e nella zona nevralgica i muscoli di Dzemaili e le geometrie Inler, però avendo consapevolezza che quel Behrami di giovedì notte può rappresentare una primissima scelta da fare entrare in competizione con i suoi connazionali. Per ora, le gerarchie del campo spingono Mazzarri a ribadire gli undici che hanno cominciato con il Parma; in futuro, chissà! Ma Mesto spinge seguendo i tempi che già conosce a memoria e Dossena non aveva certo bisogno di ribadire la sua affidabilità; però Mazzarri ora ha qualche uomo in più, Donadel sicuramente, che ha potuto «allenarsi» per un’ora e rimuovere (definitivamente) le ombre che l’avevamo inghiottito per una stagione intera.
TENORI – Il «rosso» contro gli svedesi toglie Hamsik dagli imbarazzi infrasettimanali, lo concede esclusivamente per il Catania, la Lazio, la Sampdoria, gli nega persino il viaggio di trasferimento ad Eindhoven, tra due settimane, e dunque consente di fiatare sul serio. Tra le linee ci va lo slovacco, che ha gambe, desiderio e spruzzatina di talento da mettere a disposizione della compagnia. E poi, davanti a quella sintesi di Gerrard e Lampard, la coppia che scoppia di salute, Pandev e Cavani, in verticale o come piace a loro, che sanno dove andare ad occupare lo spazio, che rientrano e coprono, che attaccano e segnano, che garantiscono i gol utili per restare a danzare tra le stelle.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.