Tristo Marek Hamsik. “Tristo” che nella sua lingua non ha nulla a che vedere con il significato italiano e che anzi, per l’occasione, funge da simbolo di un risultato davvero prestigioso: si traduce così, trecento. Sì, proprio con un numero: oggi a San Siro, in occasione della partita con l’Inter, Marek festeggerà un compleanno azzurro fatto di 300 presenze. Complimenti vivissimi, capitano. Bene, bravo, magari bis. Chissà. Nel frattempo, party milanese: tutti invitati, tifosi e amici. Walter Mazzarri compreso: offre Hamsik.
Primo straniero. E allora, il traguardo: quando l’arbitro fischierà e comincerà la sua giornata di calcio, per il ventiseienne slovacco sarà la trecentesima volta con la maglia del Napoli. E sono numeri molto interessanti: ad oggi, 243 partite in Serie A (244 dopo l’Inter); 19 in Coppa Italia; una in Supercoppa Italiana; 36 nelle coppe europee (12 in Champions, 18 in Europa League, 4 in Coppa Uefa e 2 in Intertoto). Nella classifica di tutti i tempi, e di tutte le competizioni, Hamsik occupa la quinta posizione dietro a Ciro Ferrara (323 volte azzurro) ed è l’unico straniero a comparire nelle prime dieci posizioni. In quella relativa al campionato, invece, è quarto alle spalle di Moreno Ferrario (310). Niente male anche il computo in tema di gol: 76 le reti complessive (67 in campionato; 2 in Champions; 2 in Europa League; una in Intertoto; una Coppa Uefa; 3 in Coppa Italia). In totale è sia il settimo bomber azzurro di sempre alle spalle di Beppe Savoldi (77), sia il settimo relativamente al campionato dietro Luis Vinicio (69). Unico centrocampista tra i primi dieci in entrambi i casi.
La prima volta. Omaggio meritato, insomma, per il neo capitano della squadra dopo il saluto di gennaio di Paolo Cannavaro. E traguardo da tagliare al cospetto dell’allenatore che Hamsik ha amato probabilmente come pochi altri o addirittura nessuno, nella sua carriera: Mazzarri. Un amico, un fratello maggiore, un padre e poi un tecnico per quattro stagioni (2009-2013); di certo l’uomo che ne ha favorito la consacrazione. Stravede Marek per lui, stravede lui per Marek: sarà davvero emozionante, la prima volta contro (all’andata, al San Paolo, lo slovacco non giocò per il problema al piede che lo ha tenuto fuori un bel po’ nella prima parte della stagione).
L’astinenza. Settimana bella intensa, insomma, quella che comincerà oggi e che tra sette giorni si concluderà a Roma. Dove tutte le strade della finale porteranno alla grande sfida con la Fiorentina: testa a San Siro e un po’ all’Olimpico. Terra di conquista nel 2012 per il Napoli di Marek e Mazzarri, del Pocho e Cavani: insieme conquistarono proprio la Coppa Italia, e Hamsik mise la firma del 2-0 sulla pelle della grande Juve. A proposito: lo slovacco non segna da un tempo infinito, per uno come lui, dal 2 novembre 2013 con il Catania: quasi sei mesi di astinenza; sei, come i gol archiviati in questa stagione. Tutti in campionato e tutti nelle prime undici giornate (con due doppiette, alla prima con il Bologna e alla seconda con il Chievo).
L’attesa. Maledetto infortunio, verrebbe da dire, e poi? Beh, la rivoluzione tattica di Rafa, e una nuova posizione più da seconda punta in appoggio a Higuain che da mina vagante della trequarti, con licenza di dedicarsi ai suoi micidiali inserimenti, non sembrano essere state ancora digerite. Con tanto di auto-analisi onesta e da applausi: “Devo ritrovare me stesso, so di poter fare di più”, disse qualche settimana fa. Il tempo, comunque, gioca a suo favore. Nessun problema, nessuna ansia: capitan Hamsik merita di essere atteso. Lo dicono la storia e i fatti. Lo sottolineano i numeri: 299 storie d’amore, quasi 300, sono il segno indelebile consegnato agli annali. Sono la traccia di quanto Marek ha fatto con la maglia del Napoli: tanto. Davvero.
Fonte: Corriere dello Sport
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