Fair play finanziario. Prima di tutto il bilancio. Ed è cosa buona e giusta. De Laurentiis è stato un saggio e astuto antesignano. Ha capito prima degli altri che il vento cambiava. Ha bloccato gli ingaggi. Non si fa ricattare dai signorotti in mutandine. Per i quali i contratti sono poco più che carta straccia. I grandi club corrono ai ripari. Le società di calcio sono innanzitutto aziende. E una azienda deve tenere i conti in ordine. Altrimenti, prima o poi, sono guai. Altro che colpacci da prima pagina. Al contrario vanno via campioni celebrati che costano un milione a gol. Insomma, si avvia in soffitta il calcio scellerato degli ultimi decenni. Si aprirà piú spazio per giovani speranze caserecce. Io, ad esempio, coltivo una speranza: Insigne nuovo Zola. E se così fosse spettacolo garantito e nessun sogno proibito. Parte anche la caccia a talenti economici, scovati magari in paesi dove il calcio non ha mai brillato. Cognomi sconosciuti, difficilissimi da pronunciare. Insomma, il mondo del pallone si accinge a cambiare pelle. La cartina da tornasole è la campagna acquisti, da sempre culla dei sogni dei tifosi. Certo, da un pezzo non è più quella di una volta. Quasi non mi oriento più. E d’improvviso la mia mente sprofonda nei ricordi di cinquant’anni fa. Forse la verità è che gli appassionati come me hanno fatto il loro tempo. Che poi era il tempo dei filoni a scuola. Dei campetti in terra battuta. Del pallone Superflex che volava via come un aquilone. Del gioco del pacchero per vincere pacchetti di figurine. Me ne rendo conto, ne devo prendere atto: sono un tifoso d’altri tempi. Di quelli cresciuti con la campagna acquisti fatta al Gallia, il celebre albergo milanese. Di quelli svezzati con poche e chiare notizie. Quando a mezzanotte di un fatidico giorno di luglio scattava il rien ne va plus. I giochi erano fatti e nulla si poteva più muovere fino all’anno successivo. I nomi dei calciatori oggetto di compravendita erano ben noti: Suarez all’Inter per 300 milioni, Sormani alla Roma per 500 milioni. Le squadre avevano le loro bandiere: Sivori, Rivera, Mazzola, Juliano, Riva. E le bandiere erano inamovibili. Oggi tutto è cambiato. Tutto è sempre in movimento. Chiunque può andare dovunque. Una situazione né migliore né peggiore del passato. È semplicemente diversa. Se ci sei nato dentro la capisci, altrimenti fai fatica. L’album Panini ormai non riesce più a seguire gli eventi. Per quanto in ritardo possa uscire c’è sempre un giocatore che appare con la casacca vecchia. Una figurina inutile da incollare. Continuo a comprarlo, assieme alle figurine, per mio nipote che ha ereditato la mia stessa malattia. Ma so bene che l’album Panini è ormai un’altra cosa. Ha il gusto del passato. Forse bisognerebbe farne una versione online. Aggiornabile istante per istante. Chissà, forse ci hanno già pensato. Magari esiste e sono soltanto io a non esserne informato.
Fonte: Il Napolista.it
La Redazione
M.V.
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