Il Napoli è partito alla grande. Sia sul campo con due vittorie. Sia nelle dichiarazioni d’intenti. Mazzarri e il presidente, infatti, con inconsueto coraggio non hanno nascosto la loro fiducia nella forza della squadra. Le loro ambizioni. Anche senza mai pronunciare esplicitamente la parola impronunciabile. Eppure la campagna acquisti non mi sembra sia stata particolarmente eccitante.
Che dire? Certamente azzardare pronostici dopo appena due partite è cosa da kamikaze. Al più è possibile fare qualche osservazione. Intanto la difesa con Britos e i suoi centimetri mi sembra messa meglio. Coperta da un centrocampo efficiente e dai rientri degli esterni può fare la sua parte. Il centrocampo conta su Inler, Hamsik, Behrami, Dzemaili e (si spera) un ritrovato Donadel. Se Inler si decide a giocare come nel secondo tempo contro la Fiorentina e Hamsik diventa finalmente più continuo il reparto è tra i più forti in circolazione. Per di più con lo slovacco che, giocando 10-20 metri più avanti e senza Lavezzi che gli pesta i piedi, potrà andare in porta come sa. Se poi Inler balbetta e Hamsik si accende e si spegne ….quod deus avertat. Gli esterni li conosciamo. A destra c’è Maggio che è fortissimo. Sulla sinistra siamo meno dotati. E nulla purtroppo é cambiato rispetto alla passata stagione.
Ma due sono le novità veramente rilevanti nella squadra di quest’anno. La prima è la mancanza di Lavezzi. Sul quale ricadeva quasi totalmente il peso e la responsabilità della manovra offensiva. Nel bene e nel male. A parte le folate degli esterni in sostanza Lavezzi era il gioco d’attacco del Napoli. Giocatore dotato di potenza esplosiva squarciava le difese avversarie. Aprendo spazi per i compagni. E costruendo per loro occasioni da rete. Giocatore non privo di limiti, beninteso. Sprovvisto purtroppo di un fondamentale importantissimo: il tiro in porta. E inoltre tendente ad una certa anarchia tattica. Che lo portava talvolta a gironzolare per il campo a caccia della palla. In barba ad ogni schema preordinato.
La seconda novità è l’inserimento di Insigne. A differenza del Pocho il ragazzino sembra avere, oltre a doti tecniche raffinatissime, una spiccata attitudine alla disciplina tattica. A differenza del Pocho ha anche dimostrato, per ora soltanto in serie B, di vedere la porta. Ma a differenza del Pocho, che era nei pregi e nei difetti un giocatore fatto, Insigne è ancora una promessa. Il ragazzo ha di certo larghi margini di miglioramento. Insomma, per dirla con Mondonico, se ne attende l’esplosione. Verrà? Prandelli ci crede. Mazzarri (forse) pure. Speriamo di sì. Perché in tal caso potrebbe essere l’arma in più del Napoli 2012.
Certamente Mazzarri ha davanti a sé un gran problema. Gestire la convivenza in rosa di Pandev ed Insigne. Il macedone, non lo dimentichiamo, ha fatto scintille. Sia pure in precampionato. Ed è certamente un signor attaccante. D’altro canto se il tecnico toscano deciderà di far giocare lui al fianco di Cavani, Insigne sarà destinato a scaldare la panchina. Giocando spezzoni di partita. E certamente in panca o negli scorci di match nessuno è mai esploso. In fondo la squadra con Pandev già sappiamo che cosa può dare. E dove può arrivare. Più o meno dove è arrivata lo scorso anno. Magari quarta o anche terza … Se però Insigne facesse il fenomeno nessun sogno sarebbe vietato. Sogno? Si, proprio così. Ma che male c’è a sognare? Per certi aspetti insomma Mazzarri dovrà giocare una mano di poker. Ovviamente con tutti i rischi connessi all’azzardo. E quindi senza garanzie. Ma il calcio lo conosciamo. Non offre mai certezze. Così come il poker, non si può ridurre a formule matematiche. Troppi gli elementi casuali, emotivi e psicologici che in campo si mescolano a quelli tecnici, tattici, atletici. Io che amo l’azzardo non avrei dubbi. Scommetterei sul ragazzino. D’altro canto è ben noto che audaces fortuna iuvat.
Fonte: Il Corriere del Mezzogiorno
La Redazione
M.V.
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