Voci di male informati. O voci di gente interessata. Un fatto è certo, se andasse via Cavani sarebbe una follia. In termini sportivi, si capisce. Inutile ricordare il suo score. Inutile ricordare che per vincere occorre fare i goal. E Cavani di goal ne fa a carrette. Io non credo sia possibile che vada via. Salvo che un non meglio identificato Creso metta sul tavolo una cifra spropositata. Faccia, come il vecchio padrino, una proposta che non si può rifiutare. Ma questa è fantascienza. Non vedo un Creso all’orizzonte. E perciò sono tranquillo. Sul Matador dunque solo chiacchiere da bar.
Sul fronte tecnico invece non sono affatto tranquillo. A leggere qui e lí dichiarazioni flash di Mazzarri o De Laurentiis mi sembra che i fioretti siano già sfoderati. L’uno vorrebbe due top player. Uno certamente in difesa. L’altro sembra piú orientato a puntare su giovani di belle speranze. Posizioni che mettono in evidenza possibili, se non probabili, divergenze di interessi.
Premetto. Non mi schiero. I due sono nei rispettivi ambiti personaggi di notevole caratura. Ed ognuno dei due insegue legittimamente il proprio interesse.
Mazzarri capisce che per la sua carriera deve puntare ad un unico obiettivo: vincere il campionato. Puntare a vincere sia chiaro non significa vincere. Ma questo è un altro discorso. In caso contrario avrebbe inizio il suo definitivo declino come tecnico di punta. Almeno se resta a Napoli.
Il Presidente, per il quale non ho mai nascosto stima ed ammirazione, ha sulle spalle il peso delle fortune di un’impresa. E delle ambizioni di Mazzarri non gli può interessare più di tanto. Ha realizzato incassi significativi? Ha chiuso il bilancio in attivo? Questo non fa che confermare che è un grande imprenditore. O per caso i buoni imprenditori sono quelli che fanno fallire le imprese? Lo dico soltanto perché mi piacciono da morire le favole. Ma non mi piace confonderle con la realtà.
Ne abbiamo tante volte parlato. Il Napoli come azienda dove vuole collocarsi? A livello di Juventus, Inter, Milan? Ha la forza economica per farlo? La società ritiene questa una prospettiva aziendale vantaggiosa? Se la risposta è sì, allora ha ragione il tecnico. Questo è il momento per fare il salto di qualità. E quindi occorre puntare su due o tre campioni fatti.
Se invece la società non ritiene possibile scegliere una strategia tanto ambiziosa allora è un’altra musica. Il tecnico va via. Si punta, per esempio, su Insigne. Sperando che faccia la carriera di Zola. Si sceglie insomma un modello tipo Udinese.
È naturale che come tifoso azzurro io mi auguri che il presidente decida di puntare in alto. Di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Che mi auguri che incassi e profitti realizzati permettano una politica aziendale aggressiva. Che abbia come fine la costruzione di una grandissima squadra.
Ma a decidere non sono io. Che per altro non ne avrei la competenza.
Chi fa impresa non si comporta di pancia. Ed è anche giusto. L’imprenditore calcola, fa proiezioni, medie, statistiche, percentuali …e poi decide. Se ci sono le condizioni per rischiare o meno.
Quello che però mi sembra giusto chiedere é la chiarezza. Spiegare alla gente la reale situazione.
Sarebbe bello che la società organizzasse una conferenza programmatica. In cui, fuor di metafora, spiegare al colto e all’inclita il programma aziendale. Quale esso sia.
“Cari tifosi prenderemo almeno due giocatori di grande caratura. E rinforzeremo la panchina….” Oppure “Cari tifosi azzurri la situazione è tale che il Napoli si debba porre come obiettivo massimo di restare nel gruppo immediatamente successivo a quello delle grandi. Non abbiamo la forza economica per competere con le potenze del nord. Se ci provassimo rischieremmo di mandare l’impresa in rovina. Questo non significa che non ci toglieremo qualche singolo sfizio. Né che in una annata baciata dalla fortuna noi non possiamo essere la squadra rivelazione. La grande sorpresa. Saremo sempre in agguato. Ma vincere il campionato non può essere il nostro obiettivo aziendale.”
Un discorso del genere lo apprezzerei moltissimo. E persino, anche se con amarezza, ne comprenderei il senso.
Insomma quello che chiedo è di capire. Di conoscere la verità. Voci, chiacchiere, allusioni non fanno bene a nessuno. La verità piú amara è sempre preferibile alle nebbie dell’ambiguo.
Amicus Plato sed magis amica veritas.
Fonte: Il Napolista.it
La Redazione
M.V.
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