E’ da qualche settimana che si discute, principalmente in ambito calcistico senza comunque incidere piu di tanto, del secolare e irrisolto fenomeno che riguarda il razzismo e la sempre più dilagante violenza negli stadi e non solo.
Le sensazioni che si provano, per le aberranti dichiarazioni di alcuni che offendono o addirittura maltrattano violentemente i nostri simili, per il diverso colore della pelle o per la diversa provenienza geografica, religiosa, culturale e sessuale, sono estremamente mortificanti e frustranti.
Certamente coloro che, nostro malgrado, risultano invasati da questo malvagio sentimento, sono preda dell ‘ignoranza. Mi torna alla mente una frase del grande filosofo Socrate, nel 469 a.C.: esiste un solo bene, la conoscenza e un solo male, l’ ignoranza.
È certamente l’ignoranza a produrre questi spregevoli fenomeni di violenza. Difatti, diventano sempre più ricorrenti questi episodi negli stadi, ma anche sui diversi campi di gioco, raggiungendo il massimo livello di stupidità, quando questi accadono su quei campetti di calcio, dove i protagonisti sono gli adolescenti.
È proprio di questi ultimi giorni la notizia apparsa su “L’ Eco di Bergamo ” del 29 maggio, che riporta uno sconcertante episodio di violenza, accaduto durante una partita del campionato Allievi provinciali, tanto da richiedere l’intervento dei Carabinieri e il ricovero in Ospedale di un giocatore.
Tutto ciò è inconcepibile, oltre che assurdo! Anche i colori degli abiti che si indossano normalmente possono risultare fatali, per il semplice fatto che richiamano i colori sociali e delle divise indossate dagli avversari di giornata.
È così forte il sentimento di rivalsa sull’avversario in campo e di vittoria tra due opposte tifoserie, che si tende a rimuovere con violenza ogni ostacolo che si frapponga alla realizzazione di questi bramosi desideri.
Ogni tentativo di intervento, rivolto ad arginare questo dilagante fenomeno di violenza risulta puntualmente poco incisivo e certamente non per assenza di regolamenti o di appropriate leggi che, seppure rispondenti alle esigenze, riescono solo in parte a contrastare un fenomeno ormai divenuto complementare allo sport e rappresentando così uno dei problemi più gravi, proprio come il razzismo nelle sue varie forme , che tormentano non solo il calcio, ma lo sport in generale e il sociale.
Una mente che non riesca ad appropriarsi dei sani ed innumerevoli esempi di vita vissuta , ad elaborare, in rapporto ai diversi gradi di istruzione, le informazioni derivanti dalla buona comunicazione giornalistica e televisiva, dagli insegnamenti teologici e dall’arte in generale, risulta , senza dubbio priva di quei valori umani che rendono l’uomo simile all’animale.
Il mio auspicio è che il governo del calcio, varando nuove regole che riguardano il razzismo , voglia tener conto dei diritti dei tanti cittadini normali, nello specifico denominati tifosi, che non debbano subire danni per reati commessi da altri e distinguendo poi, fra il vero razzismo e quello goliardico, fatto di cori o striscioni di tipo razzista.
Ho paura delle facili soluzioni che non risolvono il problema, ma lo lasciano galleggiare in un mare di tanti altri problemi. Sembra quasi sia stato demandato al calcio il compito di risolvere tutti i problemi inerenti la lorda violenza razzista.
Solo una fortissima attenzione da parte dei governanti e il coinvolgimento di addestrati educatori potranno dare inizio ad un vero e sostanziale percorso di dialogo e di condivisione per tramutare quei diritti inviolabili in diritti reali per tutti.
Fonte: Calciomercato.com
La Redazione
M.V.
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