Sembra un paradosso, ma lo stress ha già divorato altri allenatori, costringendoli a fermarsi, per un anno sabbatico o per sempre. Appare inverosimile per chi guadagna a sei zeri, ma può accadere in un calcio dove la pressione è alle stelle. E’ già capitato, succederà ancora, potrebbe toccare a fine anno a Mazzarri. Arrigo Sacchi è stato tra i primi a lasciare. Dopo aver vinto tutto nel Milan in 4 anni, nel 98-99 accettò la panchina dell’Atletico Madrid ma si dimise dopo 7 mesi, a 53 anni. «Sono sfinito, lascio per sempre il calcio». L’astinenza lo induce a tornare ad allenare il Parma, dimettendosi il 2 febbraio 2001, dopo 3 gare. «Troppo stress», annunciò Sacchi, che aveva anche avuto problemi di ipertensione nel corso della sua ultima partita da allenatore con il Verona. «Temevo di non farcela», dirà poi. Molti anni più tardi, ad aprile scorso, si dimette per cause simili Joseph Guardiola, l’allenatore del super Barcellona. A 42 anni e 13 trofei dopo Pep dice basta e sceglie l’anno sabbatico, rifiutando anche i milioni di Abramovich. «Sono stanco – così il 27 aprile -, non sentivo più emozioni, non avevo più energia. Voglio tornare a vivere, oltre al calcio c’è molto altro: la mia famiglia e la vita». Neanche un mese dopo, il 12 maggio, Luis Enrique lo imita, salutando la Roma e i suoi giocatori con un lungo discorso: «Vado via perché sono molto stanco, in 30 giorni di vacanza non recupererei le energie. Il calcio non è tutto nella vita, ci sono altre cose importanti, non allenerò l’anno prossimo». Ci ha pensato anche Francesco Guidolin in due occasioni: a Catania, dopo l’ultima gara della scorsa serie A e ad agosto dopo l’eliminazione dai preliminari Champions. «Mi sento svuotato, forse mi serve un anno sabbatico», dice il tecnico dell’Udinese, prima di tornare sui suoi passi. E senza voler fare paragoni con Jock Stein, il tecnico della Scozia morto di infarto nel 1985 mentre assisteva alla gara con il Galles, lo stress coglie chi vive il calcio a 360°, chi viene considerato un «martello», chi ha manie di perfezionismo, gli allenatori per i quali la partita non si conclude al 90’, dal momento che la vivono anche a casa, di notte, sempre. Il martello Mazzarri pensa all’anno sabbatico, Napoli saprà persuaderlo?
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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