Graziano Cesari intervistato da Tuttosport:
Graziano Cesari, arbitrare Juve-Napoli è complicato?
«Certo che lo è, anche per la diversità delle due realtà. Juve-Napoli ripropone l’eterna contrapposizione tra Nord e Sud».
Quindi nella Juve c’è dell’arroganza e nel Napoli del vittismismo?
«No, io non vedo né arroganza, né vittimismo, semmai modi d’essere diversi che si riflettono nel sociale. La mia immagine è quella di una Fiat laboriosa con tanti immigrati che possono in qualche modo rivalersi sul padrone».
Una partita così è più difficile dirigerla a Torino oppure a Napoli?
«Sinceramente non vedo grandi differenze ambientali tra lo Juventus Stadium e il San Paolo. Resta il fatto che per definizione Juve-Napoli è una partita estremamente facile alle polemiche».
Dopo Pechino ancora di più. Lei come giudica loperato in quell’occasione di Mazzoleni?
«Mazzoleni non mi è piaciuto nell’impostazione della partita. Non è tanto la concessione del rigore, perché quello è un fatto tecnico e non voglio entrarci. Però ho notato che la protesta di Pandev venne punita in un certo modo, quella di Lichtsteiner no. Una differenza che non mi ha soddisfatto».
Alla Juve ricordano ancora i danni fatti da Bergonzi.
«La storia dice che sono partite stressanti…».
Un arbitro come prepara un match stressante?
«Deve preoccuparsi di assimilare tutte le notizie possibili. Deve avere più informazioni di un giornalista…».
Ci sono dei riti, delle scaramanzie?
«Io più che altro mi muovevo nel solco delle abitudini dei grandi arbitri. Appena sceso dal taxi cercavo di captare latmosfera e nel giro di cinque minuti mi ero già cambiato. A quel punto evitato di rimanere rintanato nello spogliatoio e uscivo per sentire i cori, laria che tirava… Nella palestrina del preriscaldamento scambiavo qualche confidenza con i giocatori. Insomma, entravo nel clima del match».
E’ importante conoscere le caratteristiche dei giocatori?
«E’ fondamentale, i video sono stati introdotti negli anni 90 e avevamo un allenatore, il povero Clagluna, che ci spiegava sistemi tattici e situazioni particolari».
Il rischio non è di essere in qualche modo prevenuto? In fondo l’arbitro dovrebbe essere il giudice di una situazione nuova e imprevedibile.
«E’ chiaro che l’arbitro deve essere libero da preconcetti, quegli strumenti servono per adottare una strategia in funzione del gioco. Non è che ti presenti allo stadio con la tua valigietta del tutto a digiuno di nozioni».
Esiste o no una forma di suddittanza?
«La suddittanza psicologica è un concetto aberrante. Può esserci, ma anche questo è un aspetto negativo, la sperenza che tutto vada per il meglio. Dico che è un aspetto negativo perché genera ansia e ti fa perdere la concentrazione».
Chi arbitrerà sabato sera?
«Io sceglierei Orsato, il numero uno in questo momento. E diventato meno rozzo, mantenendo quello spirito da gladiatore che ne fa un grande arbitro».
Rizzoli?
«No, in questo momento no».
Tagliavento?
«E impossibile, anzi improponibile».
Perché?
«Perché ha saputo da poco di non fare parte dei 52 arbitri delle preconvocazioni per Brasile 2014. Ci andranno Rizzoli e Rocchi. Tagliavento ci teneva tantissimo, non è nella situazione psicologica giusta».
Possiamo aspettarci una sorpresa?
«Ci sarebbe Rocchi, ma non credo. Io vedo solo Orsato».
La Redazione
A.S.
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