Gravina, nel corso di un convegno al dipartimento di giurisprudenza all’Universita’ Luigi Vanvitelli a Santa Maria Capua Vetere, ha rilasciato queste dichiarazioni: “Stiamo lavorando a Roma per portare Euro 2032 in Italia. Sarà uno dei modi per risolvere uno dei grandi problemi del calcio, quello delle infrastrutture. Cerchiamo di unire il mondo del calcio, chiuso ed autoreferenziale. Questo processo di contaminazione col mondo accademico non può che far bene. Un nuovo umanesimo sportivo che non può che farci svoltare in tempi brevi. Ci sono delle regole in campo e fuori dal campo che rappresentano per diverse ragione alla salvaguardia della competitività sportiva. I bilanci delle società di calcio devono essere molto più corretti dei bilanci delle altre società. I dirigenti devono mantenere un comportamento leale e retto. Un aspetto fondamentale nel calcio. Economia e calcio hanno tanti punti in comune. In un mondo come quello del calcio che sembra così distante da quello del calcio, dobbiamo ripristinare il concetto che l’economia non è distaccata dall’etica e dalla politica. Alcuni nostri interlocutori non sanno alcuni nostri dati. Il mondo del calcio si sta svegliando, impatta per lo 0.58% del Pil del nostro paese. Il 20% dei giovani è tesserato alla Figc. Ogni 55 secondi c’è una partita di calcio in Italia. Versiamo 1 miliardo e 300 milioni all’anno allo Stato. Il calcio non può essere considerato critico nell’industria italiana. Quando il calcio grida aiuto non perché chiede assistenzialismo, ma il suo ruolo di posizionamento corretto nell’industria di questo paese lo fa in modo corretto. Che crisi sta attraversando il calcio? La crisi antropica è un collasso per implosione di un sistema. Abbiamo bisogno di trovare un nuovo senso, non si risolve con un cambio di norma o di un bando. Serve un cambio totale di direzione, altrimenti avremo un effetto implosivo devastante. Se pensiamo che tutto si risolve aumentando i ricavi, siamo fuori strada. Se la Lega di A dovesse produrre più risorse per tutti non è sufficiente. Sappiamo benissimo che quando si parla di crescita, alzare il valore della produzione (come il modello inglese) non è la risposta, ma mettere sotto controllo i costi se poi riesci a girarmi una foto siamo a cavallo
Siamo all’anticamera del fallimento. La riforma non è dei campionati, ma del calcio. Dobbiamo guardarci in faccia, essere coerenti. Esser visionari e passionali, ma anche con senso di responsabilità. Dobbiamo ripristinare un’equazione fondamentale, ripristinando il rapporto tra economia ed etica. Se l’economia utilizza la politica come mezzo per raggiungere i fini allora abbiamo sbagliato tutto. Dobbiamo confrontarci in maniera aperta, senza mettere al centro l’interesse del singolo, ma quello del sistema
Dobbiamo rilanciare il mondo del calcio con una rivoluzione culturale”
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