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Grava: “La Juventus? Pensiamo a battere la Lazio”

Il difensore azzurro: "Cannavaro merita la maglia della Nazionale"

E’ gente come lui, gente che non s’arrende anche quando sembra spacciata, finita, a meritare le copertine come e forse più dei fenomeni. Dei funamboli fantasiosi, dei danzatori e degli artisti del calcio. Dei sopraffini e dei cattedratici del pallone. «Beh, a volte ci vuole un po’ di sana ignoranza: l’importante è andare sempre decisi sul pallone» . Di questa cosiddetta, ignoranza, Gianluca Grava ha fatto una sorta di credo. Di totem. E non si tratta di verbi, parole e cose del genere, piuttosto di un modo di essere calciatore e uomo: la natura non l’ha dotato dei mezzi fisici dei colossi e neanche della tecnica dei giocolieri, eppure lui ha sfondato: tutta la gavetta e poi via in Champions. Ce l’ha fatta. E a quasi 36 anni suonati – suoneranno il 7 marzo -, e soprattutto dopo 9 mesi di astinenza da una partita vera, sabato ha giocato ancora da titolare nel suo Napoli, una squadra in piena corsa per lo scudetto, limitando alle briciole un ragazzo di 24 anni e tanti colpi che, alla vigilia, faceva paura. Sì, Gomez era il più temuto del Catania, ma alla fine la marcatura ignorante di Grava ha costretto Maran a cambiare fascia all’argentino. E il San Paolo non ha deluso: applausi, tanti. E poi l’elogio di Mazzarri: «Gianluca è il nostro emblema. Un gladiatore» .

CARO DIHNO – E allora, parola a lui. All’emblema. Al gladiatore, soldato, alfiere. Immarcescibile e infinito. Sette vite, forse più: con Reja sembrava un ex, ma poi Donadoni lo rilanciò per la prima volta contro il Milan e lui sbalordì. Via l’ex C.t., arriva Mazzarri: corre e sgobba come un matto, marca come nessuno e si conquista il posto. A suon di prestazioni meravigliose contro campioni grandissimi: da Del Piero a Cassano, passando per il fraterno amico Miccoli, lo stesso Pandev e Ronaldihno. Tutti annullati, cancellati: «La sfida più bella della mia carriera è stata proprio quella con Dinho: indimenticabile, per sempre» . Con tanto di scambio di maglie. L’anno dopo, contro la Fiorentina, il ginocchio salta dopo un anticipo, l’ennesimo, su Ljajic, e comincia il calvario. Prima di sabato, l’ultima da titolare l’aveva giocata con l’Atalanta, al San Paolo, l’11 aprile 2012: poi, soltanto panchine. E l’ingiustizia della squalifica: che lo ha fatto prima piangere di rabbia e dolore, convinto di essere arrivato alla fine del viaggio, e poi piangere ancora di gioia.
IL RACCONTO«Che giornata, il 17 gennaio: sono a casa, sul divano, con la mia famiglia, in attesa di novità? Niente. Poi, esco a fare un giro in macchina e ascolto la notizia dell’assoluzione alla radio: chiamo subito Paolo e piango con lui» . Grava parla ai microfoni di Radio Marte e un po’ si commuove ancora. Indimenticabili, quei momenti. Per lui come per Cannavaro: «E’ stato un mese da incubo: soltanto io e Paolo possiamo sapere cosa abbiamo vissuto. Per fortuna è tutto passato, ma voglio ringraziare le persone che mi hanno sostenuto. In primis, mia moglie e la mia famiglia? Hanno sofferto tantissimo» . Ma non solo: «Con la Roma e il Palermo abbiamo visto la partita in curva B, e in quelle occasioni abbiamo anche capito appieno l’affetto della gente. Da questa vicenda sono uscito più forte: quando sai di essere innocente è dura stare fuori, ma poi ti cresce la voglia di dimostrare qualcosa in campo» .
GRAZIE PER SEMPRE – Ed è qui che entra in gioco lui, l’uomo chiave: «Mazzarri: è un grandissimo allenatore e un grandissimo
Mazzarri allenatore e uomo eccezionale Mi ha dedicato parole bellissime
uomo. E’ sempre stato al nostro fianco, durante la squalifica, non ci ha mai abbandonato. Con il Catania, poi, ha avuto molto coraggio a mandarmi in campo dal primo minuto, era passato tanto tempo dall’ultima volta, ma lui valuta sempre l’impegno in allenamento: mi ha regalato una grandissima soddisfazione, ed è per questo che tenevo a ripagare la sua fiducia. Sono felice: se guardo indietro, non dimentico di essere arrivato in serie C» . Anche il tecnico, a fine partita, è stato orgoglioso: «Mi ha dedicato parole bellissime?» . E non finisce qui: «Ora posso giocare anche in Europa League: sono in lista Uefa» .
SCUDETTO? SI! – In cima alla lista dei suoi sogni, invece, c’è ovviamente lo scudetto: «Non firmo per il secondo posto, assolutamente no, ma i conti si fanno alla fine. Sappiamo di essere una grande squadra, ma viviamo giorno dopo giorno: ora pensiamo soltanto alla Lazio» . Il popolo, però, è già proiettato alla sfida del 1° marzo con la Juve: «Se ne parla già tanto, è vero, ma per noi esiste la Lazio. Stop. Di certo, proveremo fino alla fine a dare filo da torcere ai bianconeri» . Ed è qui che il discorso dell’ignoranza viene fuori per benino: «Sì, a volte serve un po’ di sana ignoranza: gli avversari sanno che, soprattutto al San Paolo, devono pensarci bene prima di mettere la gamba. L’importante è andare sempre decisi sul pallone» . E’ Grava, sembra Bruscolotti: «E’ un grande, da piccolo lo ammiravo tantissimo. E anzi, voglio ringraziarlo: anche lui ha avuto splendide parole nei miei confronti» .
ASCOLTA, MATADOR? – Altro argomento caldo: il futuro di Cavani. «Solo Edi può sapere cosa accadrà: per quanto mi riguarda, spero che possa aiutarci a vincere qualcosa. E da tifoso aggiungo: quello che ti dà Napoli, difficilmente lo trovi in altre piazze» . A proposito: ma va così forte anche in allenamento? «Eh? ci proviamo a fermarlo» . Risate.
CANNAVARO IN NAZIONALE – Da Edi a Paolo, amico vero ma non solo. «Lui è uno dei migliori difensori in circolazione, spero che prima o poi arrivi questa benedetta convocazione in Nazionale. La merita. Tra l’altro, a mio avviso, i discorsi sulla difesa a tre e a quattro che sento in giro sono soltanto stupidaggini ».
IL FUTURO – La Nazionale di Grava, invece, è stata, è e sarà il Napoli: «Un sogno. Un progetto cominciato in C e giunto fino a qui, passando per la Champions. Il presidente De Laurentiis sta facendo cose eccezionali: personalmente ho ancora tanta voglia di calcio giocato, come si sarà capito anche sabato con il Catania, e il mio unico sogno è di continuare a vivere il Napoli. Da giocatore e anche in futuro, quando smetterò» . A un emblema non si può negare.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.

 

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