Il responsabile del settore giovanile Gianluca Grava ha realizzato un’intervista in esclusiva ad IamNaples.it. In questo passaggio ci racconta i problemi del calcio giovanile e le difficoltà dell’ambiente:
“Procuratori e società? Non pensavo che ci fosse tutto questo marciume, non mi sembra corretto bloccare e molto spesso illudere un ragazzo, poichè spesso le promesse non si tramutano in realtà. I ragazzi tra i dodici e i quattordici anni vivono la fase dello sviluppo fisico, psicologico e tecnico, crescere nel Napoli e non nelle scuole calcio, dove spesso non si lavora in maniera adeguata, forse potrebbe consentire a tanti di migliorare, piuttosto che aspettare che qualcuno mantenga le promesse. Un ragazzino che per esempio doveva andare in una società di prima fascia della serie A e poi è scavalcato da altri più pronti e non raggiunge la destinazione promessa è “ammazzato” a livello psicologico (leggi la storia di Gianluca Capasso nella rubrica del lunedì del 21 Luglio). Ho notato dinamiche allucinanti, ci sono procuratori che di fatto operano per società importanti di Serie A oppure osservatori che, piuttosto che svolgere il proprio lavoro, “parcheggiano” giocatori in altre scuole calcio per poi rivenderli a club diversi da quelli per cui lavorano. Bisogna anche vedere poi quanti ragazzi che vanno fuori regione riescono a completare il loro percorso, molti tornano indietro dopo qualche anno. Non voglio fare, però, di tutta l’erba un fascio, ci sono anche tante scuole calcio con cui collaboriamo in maniera serena facendo il bene dei ragazzi”.
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