Vincere aiuta a vincere: e in quella bacheca (virtuale) che luccica in casa Pandev c’è la capacità d’imporsi ovunque e comunque, tracce di «triplete» che brillano e inducono a seguire il solco. Vedi Napoli e poi ne resti stregato: nonostante un anno così e così, a macerarsi soprattutto in panchina all’ombra di Lavezzi, galleggiando nell’incertezza definita dalla precarietà, un po’ artista e un po’ no, e spazzata via dalla virata decisa di giugno, dalla proposta buttata lì dalla triade De Laurentiis-Mazzarri-Bigon, un atto di fiducia illimitata che ha rotto qualsiasi argine. «E’ stata la mia mia prima e unica scelta: ho avuto la prova della stima della società e del tecnico ed ho voluto Napoli» . L’estate più rassicurante nasce ancor prima che il mercato si apra ufficialmente e la conferma sa d’investitura bella e buona, testimonianza d’una sintonia che ha superato le beghe e l’ira di Stamford Bridge e ciò che rimase impigliato nell’erba d’una notte maledetta, avvelenata pure dall’amarezza d’un bomber utilizzato part time, visibilmente risentito e però poi rivitalizzato dal finale con il successo in coppa Italia e con sei reti complessive che testimoniano la rinascita.
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