Un campionato così ci porta vittorie e ricordi, il Napoli ha giocato partite incredibili, nel bene e nel male, ma di più i tifosi hanno conosciuto quei momenti che scandiscono una stagione da brividi e sorrisi. «Tu dov’eri, quando vincemmo il primo scudetto?» è una domanda che vale almeno per tre generazioni. Dov’eri, nell’ 87? E nel 90? E nel 2006 quando in un torrido settembre si giocava contro il Cittadella? Già, senza neppure vincerla quella partita.
Il calcio si ama anche per questo, per la sua forza evocativa, per come sa tenere insieme le memorie della gente, le grandi folle e i gesti piccoli di quelle partite là, le geografie di ognuno: la sera recente di Bologna-Napoli, del match col Manchester City o quello contro il Bayern Monaco potevi essere in tribuna, a casa, in viaggio in ma è un momento che resterà finché campi. Se il pallone fosse solo un pallone, non ci prenderebbe il cuore così. Ecco perché per uscire dalle emozioni e assaporare un’altra dimensione ci si rifugia nella gioia dei numeri.
In altre parole nel percorso felice ma razionale di una squadra e dei propri calciatori. Sono cifre che spiegano, illustrano con un dispiego di motivazioni una cavalcata iniziata ad agosto e finita domenica scorsa. Quello del Napoli, vice campione d’Italia, indubbiamente è un cammino da mettere in cornice. Basta leggere uno dei primi numeri che ti appaiono scorrendo la classifica: 75 punti collezionati. Ebbene, pur se questo è già tanto, tuttavia esso è un numero in evoluzione. Perché vicinissimo a quella quota ottanta – cifra ottenuta col ricalcolo perché sino al 1994-1995 si giocava per i due punti – che appartiene alla storia e all’era Maradona.
Raggiungere gli 80 è un obiettivo al quale è molto legato Mazzarri, che è in carica dal 6 ottobre 2009 e che col Napoli ha visto sfilare davanti alla sua panchina 179 partite, ventottto quand’era vice di Ulivieri. Il titubante (resta o va via?) Walter viaggia con medie di rendimento altissime: 40,84% di vittorie, 29,58% di pareggi, stessa percentuale per quel che riguarda le sconfitte. Il suo Napoli, negli anni nei quali lo ha governato, ha avuto una media gol a partita calcolabile attraverso una forbice che si sposta tra 1,62 e 1,15.
Ed eccoci alla fase d’attacco, va subito celebrato il campionato di Edinson Cavani: 32 partite disputate, ventisette reti realizzate (media 1,185 a gara), tre assist per i compagni e 2711 minuti giocati. Beh, definire eccezionale quest’ annata del bomber indeciso (anch’egli si divide tra un resto qui oppure no) è tutt’altro che un’esagerazione.
Lo dimostra al di là della famigerata clausola rescissoria (63 milioni) lo scarto minimo della sua reale quotazione di mercato che è di 55 milioni. Al Matador si aggiunge di diritto un tipetto che magari è meno mattatore dentro e fuori del campo, ma che sulla permanenza tra le file Napoli ha idee precise e inconfutabili: Marek Hamsik. Ottima stagione: undici gol messi a segno e tutti puri ovvero senza rigori, lo slovacco è a un passo dal suo primato di dodici centri ma ottenuto con due penalty. Trentasei le partite che ha giocato, con dodici sostituzioni e ben ventuno assist: un vero e proprio “botto” a dimostrazione di come questo calciatore sia ormai completo e prezioso per il futuro del Napoli.
Che dire poi del centrocampo nel suo complesso? Certo, deve migliorare. Già oggi è in grado di cantare e portare la croce, perché oltre a contrastare e a proporre gioco è pure andato a segno venticinque volte, contribuendo a realizzare il 25% del totale delle reti segnate (70).
Poi ci sono Cannavaro e compagni: rappresentano la migliore difesa azzurra, con trentatré gol incassati, da sei anni a questa parte. Ovvero da quando il Napoli è tornato in serie A. Un Napoli al qual piace vincere bene (3-0 è il risultato più gettonato, ben cinque volte) e soprattutto veder lievitare il proprio valore complessivo di mercato.
Ebbene l’intera rosa azzurra ha raggiunto una valutazione complessiva di 216.050.000, un tesoro secondo solo alla Juve. Ovvero i campioni e i vice campioni. Tuttavia dopo questa annata, incorniciata da cifre felici, potrebbero mancare davvero pochi attimi e qualche grande rinforzo, poi il Napoli potrà conquistare ciò che sinora è riuscito solo a lambire. In altre parole quelle otto lettere che non si pronunciano mai.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro