In sei anni è cambiato poco o niente. Primavera 2006, esplode Calciopoli: le lacrime di Luciano Moggi e lo scudetto della Juve cancellato per illecito sportivo. Primavera 2012, il pallone va sempre più a fondo. I magistrati di quattro Procure indagano sui malaffari del calcio. Cremona, Bari e Napoli lavorano sul fronte calcioscommesse: hanno messo sotto accusa ex nazionali come Signori e Doni e club prestigiosi, rivelando relazioni con scommettitori dell’Asia e dell’Europa dell’est e con la criminalità organizzata. Da poche ore, l’altra bufera: la Procura di Piacenza, spulciando i bilanci della società emiliana, ha indagato ventuno procuratori, accusandoli di aver evaso il Fisco. per milioni Tutti questi fronti sono seguiti dalla Procura federale, guidata da Stefano Palazzi, che coordina un generoso pool di volontari. Le chiacchiere interessano poco al magistrato napoletano, che ieri ha lanciato un messaggio forte: niente chiacchiere, parleremo con i deferimenti di club e tesserati, primo processo entro un mese.
Come sei anni fa, si attende che i magistrati completino la loro opera per far partire i deferimenti (leggi rinvii a giudizio) e i processi, che saranno celeri e probabilmente con esemplari sentenze. C’è il rischio che scattino penalizzazioni per molti club: al momento, vi sono dodici società di serie A «attenzionate» dalla Procura federale e altre potrebbero aggiungersi. Dal momento che l’Uefa non vuole nelle coppe squadre coinvolte in questi processi, c’è la possibilità di clamorose eccellenti esclusioni dai prossimi tornei europei. I club di serie A si sono riuniti a Milano per modificare il criterio di responsabilità oggettiva, l’elemento che rende punibile una società se un suo calciatore scommette su una partita o un suo tifoso provoca danni nello stadio: si proporrà un codice etico per la prevenzione di frodi sportive, però il presidente del Coni, Petrucci, vuole leggere e capire affinché questa non sia una scappatoia.
Il calcio deve «aggrapparsi» ai magistrati ordinari per tentare di fare pulizia nel suo mondo perché non ha propri strumenti per le indagini. E, altra cosa grave, neanche riesce a gestirsi. Da quasi due anni c’è una sostanziale vacatio in Lega, la Confindustria che fattura due miliardi all’anno. Il presidente è Maurizio Beretta, manager di un colosso bancario: non riesce più a gestire i bizzosi presidenti né a far convergere i loro interessi e ogni assemblea è motivo di scontro, quasi mai occasione per risolvere i problemi.
Eppure, il calcio dovrebbe porsi molte domande, soprattutto alla luce di un recente rapporto finanziario: solo 19 club su 107 hanno chiuso i bilanci in utile; il deficit del settore ammonta a 2,6 miliardi di euro ed il 56 per cento delle entrate è rappresentato dai diritti televisivi. Sono Sky e Mediaset a trascinare il carrozzone e cosa accadrebbe nel 2015, alla scadenza degli impegni contrattuali, se le cifre corrisposte alle società diventassero più basse in virtù della crisi? C’è il nuovo contratto collettivo dei calciatori, in vigore dal 1° luglio 2012, da sottoscrivere, altrimenti potrebbe nuovamente affacciarsi il rischio di un braccio di ferro con il sindacato diretto dall’ex centrocampista Damiano Tommasi, che in un’intervista al Mattino oggi auspica che il calcio, il gioco puro, torni al centro degli interessi. Ma è ancora possibile recuperare la passione?
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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