Inutile nasconderlo, la scelta di Rizzoli non convince nessuno, nemmeno alcuni tra i più noti ex-arbitri del nostro campionato: ragioni di opportunità, più che di effettiva capacità del direttore di gara emiliano. Gianluca Paparesta, attualmente opinionista Mediaset, è chiaro in questo senso. «Il valore di Rizzoli non è in discussione – attacca -. E’ considerato il miglior arbitro italiano ed è tra i top anche in Europa. Ma si tratta di una questione di opportunità. Se non fosse lui a dirigere la sfida, probabilmente sarebbero più tranquille anche le due squadre. Non solo il Napoli, ma anche la Juventus, nonostante i precedenti di questa stagione. E non mi riferisco soltanto alla Supercoppa di Pechino, mi vengono in mente pure le gare dei bianconeri con Udinese e Catania. Con tutti questi precedenti, non vorrei che, in caso di una decisione contraria, il club bianconero fosse il primo a lasciarsi trascinare in pensieri strani. Intendiamoci, essendo un arbitro top-class, non penso che Rizzoli possa essere condizionato dal passato, ma resta il fatto che, a livello di pressione, uno scontro diretto del genere per il nostro campionato rischia di essere più complicato perfino di una finale di Champions League. Insomma, a mio avviso sarebbe più giusto scegliere un direttore di gara con meno precedenti».
MEGLIO UNO STRANIERO – Graziano Cesari, doppiamente collega di Paparesta, visto che entrambi adesso collaborano per Mediaset, lancia addirittura una provocazione. «Se Braschi non avesse chiuso la porta agli arbitri stranieri, credo una soluzione del genere sarebbe stata la migliore – sostiene -. Una figura di spessore, mi viene in mente l’inglese Webb, avrebbe tolto tante castagne del fuoco. Sarebbe partito dalla sua stazione di polizia e, finita la partita, sarebbe rientrato in Inghilterra. Una scelta del genere avrebbe tutelato e aiutato gli stessi arbitri italiani. Alla fine, invece, toccherà a Rizzoli. Nonostante sia inviso ad una società (il Napoli, ndr), che per di più è reduce da un’altra serata negativa a Udine. Insomma, sarebbe stato meglio evitare. Ma non credo a Rocchi, mentre Orsato è stato visionato direttamente dal designatore in Palermo-Genoa e non è andata molto bene… C’è poco da fare, gli arbitri a disposizione sono questi, non ce ne sono altri. Se Rizzoli può essere influenzato dai precedenti e dalle polemiche preventive? Parlo per esperienza personale e sono convinto che sia molto difficile estraniarsi e isolarsi da un clima di questo tipo».
GIOCO DI INCROCI – La designazione di Rizzoli, comunque, non può essere considerata già ora come un disastro, anzi. A pensarla così è Massimo Chiesa. «Per me continua ad essere il numero uno, sebbene in questa stagione abbia commesso ben più di qualche stecca – spiega -. Sembra che abbia difficoltà soltanto nel nostro campionato, visto che quando dirige all’estero pare non sbagliare un colpo. In definitiva, credo possa essere una scelta appropriata, alla luce di credenziali che non si possono discutere, ma anche per una serie di incroci che mi autorizzano a pensare che si vada proprio in questa direzione. E comunque Rizzoli ha esperienza da vendere, la sua dote migliore, inoltre, è quella di trasmettere serenità ai giocatori. Anche quando commette un errore. Certo, se volesse evitare le polemiche, allora Braschi dovrebbe puntare su qualcun altro. Ma chi? Forse Rocchi, che dal punto di vista del rendimento quest’anno è stato migliore. Ad ogni modo, come non prevedo una designazione a sorpresa, non immagino neanche che ci sia l’idea di rilanciare Tagliavento».
DECIDE BRASCHI – E per chiudere il cerchio, ecco Fabio Baldas, ex-arbitro ma anche ex-designatore. «E’ una situazione complicata – premette -. Ed è necessario considerare i punti di vista di tutte le parti coinvolte. A cominciare da quello di Braschi che, se ha già deciso di puntare su Rizzoli, non cambierà idea. Naturalmente, mi auguro abbia visto giusto. Io comunque avrei evitato, privilegiando Tagliavento o, magari Rocchi, che sta disputando un’ottima stagione. Ad ogni modo, mi pare che Rizzoli sia in buona forma. E quando c’è la condizione, inoltre, è più difficile risentire degli errori commessi in precedenza. Tra l’altro, mi sembra che abbia avuto decisamente più problemi nel ricoprire il ruolo di giudice di porta piuttosto che quello di arbitro. Anzi, a mio giudizio i direttori di gara internazionali come lui dovrebbero essere esentati da questo compito. Hanno sempre la tendenza ad andare oltre le mansioni, allo scopo aiutare l’arbitro effettivo, e così finiscono per creare confusione. La verità è che il giudice di porta dovrebbe occuparsi soltanto di vedere se il pallone è entrato o meno. E stop».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.