Gli azzurri sbancano il “Renzo Barbera”

L'undici di Mazzarri sfata l'ennesimo tabù, battendo i siciliani dopo 43 anni

Il Napoli travolge il Palermo vincendo alla Favorita dopo quarantatré anni, ribaltando una tradizione che negli ultimi tempi lo aveva visto sempre sconfitto (sei ko consecutivi, due dei quali in B). Alleggerita dal peso mentale della Champions, la squadra di Mazzarri è tornata a declinare calcio anche in campionato: nove gol realizzati nelle ultime due sfide (prima e dopo la sosta) qualcosa vogliono dire. Al quadro generale bisogna aggiungere anche il recupero di un giocatore delizioso come Pandev e la conferma di campioni conosciuti (il gol di Cavani da solo vale il prezzo del biglietto).
In un’ora Cannavaro e compagni hanno chiuso i conti sottolineando i limiti di gioco e di tenuta fisica e nervosa del Palermo. Bisogna dire che il Fato si è preoccupato di rendere fallimentari le scelte compiute da Mutti fra il primo e il secondo tempo. Perché se il Palermo ha tenuto nel primo tempo con il modulo che gli è più congeniale (4-3-1-2) seppur declinato da interpreti inediti (Vazquez) o lontani dalla forma migliore (Budan) e gettando al vento occasioni d’oro per il pareggio (con Vazquez), nella ripresa con il 4-4-2 la squadra è diventata friabilissima dando ragione a Zamparini che da tempo si lamenta della fase difensiva. E i numeri da questo punto di vista sono impietosi sottolineando una crisi che nonostante il cambio di allenatore è ancora lungi dall’essere risolta (la squadra nelle ultime cinque partite ha conquistato solo due pareggi e incassato due sconfitte consecutive interne che diventano tre se si aggiunge anche la Coppa Italia). Questo Palermo va profondamente corretto sfruttando le opportunità che offre il mercato.

SORPRESA- E in effetti il mercato sta cominciando a cambiare il volto delle squadre e Mutti, bruciando molti colleghi sul tempo, ieri ha deciso di mandare in campo dal primo minuto il neo-acquisto Franco Vazquez. Una scelta forzata dalle circostanze, cioè le molte assenze, soprattutto nel reparto offensivo con Pinilla in condizioni approssimative e Hernandez ancora acciaccato. Al contrario dell’argentino, il cileno Vargas, giovane talento acquistato da Aurelio De Laurentiis che oggi verrà ufficialmente presentato, la partita l’ha seguita dalla tribuna, accanto a Britos ormai pronto per ritornare quanto meno in panchina. E probabilmente ha cominciato a comprendere la complessità tattica del nostro campionato.Mutti alla ricerca della soluzione dei suoi problemi, soprattutto nella fase di riavvio dell’azione, ha riproposto Della Rocca come regista arretrato, ruolo per il quale era stato ingaggiato in estate (la sua prestazione non è stata molto convincente visto che Mutti lo ha sostituito dopo 45 minuti cambiando modulo). Soprattutto il nuovo tecnico palermitano ha cercato di rafforzare gli ormeggi sulle corsie esterne chiedendo a Munoz di contrapporsi a Dossena e a Balzaretti di approfittare degli spazi che Maggio concede avendo una vocazione prettamente offensiva. Migliaccio, invece, si è dedicato alla cura di Hamsik che in effetti all’inizio ha faticato a trovare la posizione, una difficoltà che obbligava il Napoli a riproporsi in fase offensiva con un vero e proprio trequartista (lo slovacco) e due punte (Cavani e Pandev). Due squadre, comunque, molto aggressive e con parecchie sbavature nella fase difensiva (soprattutto il Palermo). Conseguenza: una gara estremamente godibile che nel primo tempo ha trovato il momento di esaltazione nel gol di Pandev (Cavani sulla propria trequarti riavviava l’azione mettendo il pallone sui piedi di Gargano che in velocità spuntava alle spalle di Balzaretti e Barreto; tocco rasoterra per Pandev che girandosi su se stesso si liberava di Munoz e spediva nella porta incustodita).

MAGIA- Preoccupato dalle difficoltà che la sua squadra comunque incontrava sulle corsie esterne, Mutti ha deciso di rivoluzionare la sua squadra nello spogliatoio con due cambi, la rinuncia al trequartista e il rilancio di un modulo indigesto per il Palermo, cioè il 4-4-2. Ma nel calcio la differenza la fanno i calciatori non i moduli. Quando al 5′ riceveva palla a una ventina di metri dalla porta, un po’ defilato sulla sinistra, Cavani tirava fuori dal cilindro una vera e propria magia: un tiro a giro che passava a fil di palo, alla sinistra di Benussi. La Favorita che lo aveva sino a quel momento fischiato scattava in uno sportivissimo applauso collettivo che lui ricambiava evitando ingenerosi festeggiamenti. Ma il senso di disorientamento del Palermo emergeva dieci minuti dopo quando Inler a ridosso dell’area prima perdeva il pallone poi lo riprendeva, saltava un paio di avversari mettendo Hamsik, che in velocità si infilava da destra (teoricamente presidiata da Balzaretti e Alvarez), davanti a Benussi.Il Napoli a quel punto si è quasi fermato limitandosi a gestire e a gustarsi una classifica che a questo punto lo rilancia anche a livello nazionale. E la rete di testa di Miccoli quasi sul filo di lana era solo un piccolo premio di consolazione che non fermava la contestazione che scattava rumorosa al fischio finale di Mazzoleni.

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

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