E poi lo chiamano riposo. La sosta, nel calcio del Terzo Millennio, è un’abbuffata di partite che si sovrappongono, voli da afferrare al volo per atterrare puntuali all’altro capo del mondo, jet lag da combattere e usi e costumi tattici da modificare: alla fine, ciò che resta del Napoli, in questo tour di dieci giorni tra l’Europa e il Sud America, è mezza squadra, con appena qualche «titolarissimo» a disposizione di Mazzarri e la Juventus che aspetta (però con gli stessi problemi) all’orizzonte. Si viaggia e in quei fantastici tredici che gironzolano per campi di calcio c’è chi (Behrami, Dzemaili e Inler) deve approdare a Berna, che praticamente è dietro l’angolo – prima di spingersi sino in Islanda – e chi invece (Cavani) finisce la sua corsa in Bolivia, a quattro giorni dalla madre di tutte le partite, alla quale arriverà passando dai tremilaseicento metri d’altura di La Paz a i sogni in riva al mare di Napoli. Ma è un tour de force che sfianca, che assorbe energie, che conduce, sempre il 16, a Santiago per l’antipasto tra Vidal, Vargas, Campagnaro e Fernandez in Cile-Argentina; oppure diviene, come dire, una gita piacevole a casa, a Bratislava, dove Hamsik ha due appuntamenti con la «propria» Nazionale. Cosa volete che sia un salto in Slovacchia?
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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