Giovanni Trapattoni parla lentamente, sia in italiano che in un inglese molto (troppo) scolastico, stando ben attento a scandire le parole e mantendendo sempre la voce bassa. L’Irlanda è già fuori, ma il sciur Giovanni non si arrende. «Dobbiamo giocare per il nostro onore e per quello di un Paese che ci è stato sempre vicino con tanta passione», spiega. «Non vogliamo tornare a casa con un’altra sconfitta e quindi daremo il massimo per non perdere anche la terza partita». Un impegno delicatissimo per la sua Italia. «Ripeto quanto dissi prima dei sorteggi, e cioè che mi auguravo di non incontrare l’Italia e soprattutto non in una terza, decisiva partita. Capisco alla perfezione che cosa rappresenti per il calcio italiano questa sfida, ma io sono pagato per fare il bene dell’Irlanda», aggiunge.
Nega, il Trap, di covare rivincite di qualsiasi tipo nei confronti del calcio italiano. «No, assolutamente nessuna rivalsa. Innanzi tutto perché sono stato io a scegliere di non tornare a lavorare in Italia, anche di fronte a offerte importanti. Sono all’estero da diciotto anni e ho preferito restare dove mi è stato dato il tempo di poter sbagliare. In Italia, invece, si vuole tutto e subito, e nel calcio questo è quasi impossibile. In Italia ho fatto il mio tempo», dice senza retorica.
Vittima del biscotto tra Danimarca e Svezia otto anni fa, il Trap – che oggi darà la fascia di capitano a Duff – ha un’idea tutta sua sulle voci e le chiacchiere che accompagnano la sfida di Danzica tra Spagna e Croazia. «Non sempre succedono le stesse cose e, proprio perchè sono successe, adesso ci sarà maggiore attenzione, dunque sarà molto difficile che possano ripetersi. Mai meravigliarsi di qualcosa, però, perchè l’erba dei campi di tutto il mondo è uguale e non si deve fare di tutta l’erba un fascio». Cioè?
Molto più chiaro quando parla di Prandelli o Balotelli, «che è come il Cassano che io avevo otto anni fa: ora Antonio è maturato». Sul tecnico, suo ex allievo alla Juventus, ha idee chiarissime. «Ha fatto un ottimo lavoro cambiando giocatori e mentalità alla nazionale».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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